A Queletia/Massimo
Queletia mirabilis ha scritto: ↑27 ago 2021, 10:26
In realtà ci sono delle ben precise regole di pronuncia che sono quelle per la lingua latina (credo tardo medievale).
Non ho approfondito oltremodo, ma vi sono quelle stesse regole già del latino Classico
e
Queletia mirabilis ha scritto: ↑27 ago 2021, 11:09
Robert Kühner fu un micologo francese.
Il genere a lui dedicato è Kuehneromyces e non Kühneromyces, perché non è permesso, a norma di codice, usare simboli fonetici quali dieresi, tilde, cedilla ed altro nei binomi fungini.
La pronuncia quindi di K-u-e-hneromyces diventa ch-iu-e-neròmices, con la “u” francese pronunciata con le labbra a “culo di gallina” come solo i francesi sanno e possono fare. Meno si fa sentire quella “i” e meglio è.
Pronunciare c-u-e-neròmices credo sia altrettanto esatto (o forse di più), anche se meno rispettoso della pronuncia del nome originario.
E comunque se si vuol pronunciarlo cu-neròmices, allora non andrebbe pronunciato con la "u" alla italiana, ma con la pronuncia francese.
Ad ogni modo la prima “e” è necessaria in quanto presente nel nome del genere.
Come vedi, l’approccio classicalista si scontra con i neologismi artificiali di derivazione forestiera; in realtà la regola Classica restituta imporrebbe leggere cu-e-ne-ro’-mi-kes (il “iu” per imitare la vocale francese d’origine a quel punto non sussiste); cosa vale invece per la regola del latino Ecclesistico all’Italiana rispetto all’imitazione di un fonema straniero nella radice d’origine… non mi sembra legiferabile in maniera conclusiva.
Queletia mirabilis ha scritto: ↑27 ago 2021, 12:59
l'istinto fa propendere pure me per saccaromìces
Come succede anche a Gambr... chiediamocene il perché, senza pregiudizi.
Queletia mirabilis ha scritto: ↑27 ago 2021, 14:01
E' pur vero che il codice non dice come pronunciare i binomi con la giusta accentazione, però impone il latino come lingua di riferimento (e in subordine il greco). A questo punto i lavori di micologi/linguisti italiani (non mi risulta di tali lavori in lingua straniera) fanno giurisprudenza.
Non mancano lavori sul tema in tutte le lingue del mondo, ma come per ogni giurisprudenza, basta intendersi sull’areale su cui si intenda valgano le sue leggi. Se la micologia italiana sceglie un’adesione stretta ad un approccio classicalista per legiferare sulla pronuncia, aderendo al latino Ecclesiastico all’Italiana, lo fa ignorando le motivazioni delle pratiche ritenute difformi, e illudendosi, come già molti altri prescrittivisti in passato, sull’efficacia dei propri editti.
Queletia mirabilis ha scritto: ↑27 ago 2021, 14:01
L'importante è che ci siano delle regole. E tali regole potevano anche non seguire un nesso logico come le regole grammaticali. Per esempio poteva essere adottata la linea "gli accenti tutti sulla seconda vocale". In tal modo un binomio fungino può essere pronunciato da chiunque, in tutto il mondo, nella stessa maniera.
In realtà tutte le legislazioni sanno di governare in senso relativo, mai assoluto. Per cui si, le regole ci sono e ci vogliono. L’importante, secondo me, è chiarirsi circa la loro portanza, e le pronunce ISPRA, aderendo al latino Ecclesiastico Italiano, sono di portata italiana, quantomeno per quanto riguarda vocali e consonanti. Renderle esattamente valevoli al livello internazionale richiederebbe imporre per tutti vocali e consonanti della pronuncia Classica restituta.
Queletia mirabilis ha scritto: ↑27 ago 2021, 14:01
Ti assicuro che ho sentito micologi esteri definire un fungo con la giusta accentazione: ...ìdes, edùlis ecc.
Non ho alcun dubbio, e lo applaudo pure (e se erano francesi doppiamente

:-D ): infatti ci sono molti vocaboli del latino botanico in cui l’accentuazione è relativamente meno invasiva. È solo quando comincia ad impedire il comprendersi spontaneo che vedo sorgere casi che meritano l’eccezione pragmatica al classicalismo ortodosso. E i nomi onorifici sono uno di quei casi, a vedere quanto inchiostro e riflessione hanno attirato dagli autori in materia nel tempo.
Queletia mirabilis ha scritto: ↑27 ago 2021, 14:01
non ha senso dire fallòides quando la comunità scientifica è concorde a falloìdes. Anzi, qualcuno ti guarda anche con un senso di compassione...
Il consenso è un meccanismo importantissimo nella scienza, chiaro. Proprio per questo mi intriga l’uso spontaneo, diffusissimo proprio tra micologi in tante nazioni, del difforme -mi’-ces...
Queletia mirabilis ha scritto: ↑27 ago 2021, 14:23
A chi continua ad essere scettico sulla necessità di usare la giusta accentazione, chiedo se giocano a brìscola o a briscòla, a tòmbola o a tombòla? Se giocano a biliardo tirano una garùffa o una gàruffa, se il giornale lo comprano all'edìcola o all'edicòla e via con migliaia di esempi.
Perché non dovrebbe essere così anche in micologia?
Anche
per altri vocaboli italiani rimangono delle alternative di scelta, ognuna con un suo perché. La mia tendenza al relativismo pragmatico non è certo una posizione assolutista.