Come sappiamo la sistematica è la scienza che si occupa di collocare le specie in un sistema naturale di categorie gerarchicamente ordinate. Mayr (Storia del pensiero biologico: 95. 2002) definisce la sistematica come macrotassonomia, distinguendola dalla microstassonomia che è invece la scienza che si occupa dei principi e dei modelli per delimitare e riconoscere i tipi (specie) degli organismi.
Fin quasi dall'inizio della storia delle moderne scienze naturali gli studiosi hanno compreso come le classificazioni rivestono due significati, uno pratico ed uno generale (o scientifico). Non è questa la sede per occuparci più nel dettaglio dell'evoluzione della sistematica, ovviamente legata agli 'strumenti' a disposizione. Ci limitiamo ad una semplice osservazione: il concetto di sistematica basata sulla similitudine morfologica, diffuso fino a pochi anni fa in micologia, è ormai superato. La costruzione di generi o taxa di rango superiore sulla base delle analogie di forma ha palesato ampi limiti e questi raggruppamenti spesso non hanno retto ad una analisi critica. Si pensi al genere
Collybia, oggi frammentato in gruppi decisamente più naturali e peraltro ben identificabili su base macro- e micromorfologica. Oppure al genere
Coprinus o a quel grande 'scatolone' del genere
Omphalina...
Questi generi, in termini scientifici, sono risultati taxa polifiletici: ovvero le specie a loro assegnate non avevano un discendente comune. La 'naturalità' di un taxon è legata al concetto di monofilia: ovvero è naturale un raggruppamento che comprende l'insieme di tutte e sole le specie discendenti di un comune antenato. Altro caso interessante è quello che interessa i generi
Clitopilus e
Rhodocybe; studi recenti hanno dimostrato che il secondo è un gruppo parafiletico: ovvero è un raggruppamento sistematico che include specie derivate tutte da un progenitore comune appartenente al gruppo ma senza includere tutti i suoi discendenti. I discendenti della specie ancestrale esclusi sono le specie del genere
Clitopilus. Quindi riunendo i taxa di
Clitopilus e
Rhodocybe otteniamo un gruppo monofiletico: da qui la scelta di 'fondere' i due generi (mantenendo il nome
Clitopilus per motivi di priorità).
Una grossa mano, come si suol dire, alla risoluzione di questi problemi viene dalla biologia molecolare. Mi piace sottolineare come spesso le conclusioni delle indagini su base molecolare non siano altro che la formalizzazione di intuizioni espresse da buoni studiosi [mi viene a mente il riposizionamento di
L. porninsis tra i lattari del gruppo
deliciosus nonostante il lattice bianco: ricordo una discussione con Vizzini, Clericuzio e Verbeken di qualche anno fa in cui, senza il conforto dell'analisi molecolare, avevamo già ipotizzato questa nuova condizione su base morfologica, ecologica e biochimica

; oppure le conclusioni di Donk e Smith & Singer a proposito dei funghi corticioidi e gasteroidi, conclusioni datate di quarant'anni). Gli studi principali a proposito della sistematica micologica su base moelcolare sono quelli di Moncalvo et al., 2002 e Metheny et al., 2006, studi che hanno portato all'accettazione di famiglie più piccole e naturali di quelle proposte tradizionalmente (Kuhner, 1980; Singer, 1986). In particolare il ridimensionamento della vastissima ed estremamente eterogenea già su base morfologica famiglia
Tricholomataceae.
Secondo i moderni indirizzi sistematici il genere
Flammulina P. Karst. appartiene alla famiglia
Physalacriaceae Corner, taxon comprendente entità agaricoidi o cifelloidi con imenoforo liscio o lamellato. A questa famiglia appartengono, oltre a
Flammulina, anche i generi
Armillaria (Fr.:Fr.)Staude,
Gloiocephala Massee,
Mycaureola Maire & Chemin,
Mycenella (J. E. Lange)Singer,
Oudemansiella Speg.,
Physalacria Peck,
Rhizomarasmius R. H. Petersen,
Rhodotus Maire,
Strobilurus Singer e
Xerula Singer.
L'attribuzione di questi generi alla famiglia
Tricholomataceae Pouzar è semplicemente sbagliata...a meno che non si propenda per concetti più ampi di ragruppamenti sistematici a scapito della loro naturalità !
