Benebenebenebenebene..... eccoci qua! -7428
Sto navigando da più di un'ora per trovare qualcosa di definitivo sull'argomento desinenze latine di origine greca e relativi aggettivi.
Per adesso ho trovato questo, che mi sembra molto significativo, se qualcuno ha la pazienza di leggerlo come ho fatto io:
<
http://www.cacciacpad.com/micologia/nom ... ocomus.htm>
Il saggio parla di Xerocomus chrisenteron (altro caso di mancata concordanza fra genere e specie), non dei nostri Gyrodon, Sarcodon e Calodon, ma l'esempio è molto dignificativo e soprattutto evidenzia come possa succedere - e sia successo più di una volta - che alcuni Micologi del passato abbiano sbagliato grossolanamente, almeno sul piano grammaticale.
Per il resto, ieri sera, dopo una ottima cena a base di squisiti (modestamente) tagliolini al salmone, ci siamo riuniti nel "fumoir" e, con un buon bicchiere di Rhum in una mano e un Toscano nell'altra, mi sono "confrontato" sull'argomento con due miei amici.
Uno è un professore universitario, titolare della cattedra di microbiologia alla Università di Bologna, l'altra è una professoressa di Lettere Antiche. Ambedue hanno fatto, come me, studi classici.
Bene: la conclusione è stata che la desinenza greca, poi usata anche in alcuni termini latini soprattutto in campo scientifico e naturalistico, è inequivocabilmente:
όε (omicron-sigma) per il maschile e
όη (omicron-ni) per il neutro.
La lingua latina ha poi trasformato queste desinenze rispettivamente in
us e
um.
Quindi, per quanto ci riguarda, se gli aggettivi sono stati declinati in maniera errata, il nome è comunque "conservandum", in quanto entrato ormai da secoli nell'uso comune e accettato,
ma è e resta un errore grammaticale.
Infatti, secondo le regole della Grammatica Latina:
"Tutti gli aggettivi devono concordare col nome a cui si riferiscono in numero, caso e genere. Tutti i nomi possono essere maschili, femminili o neutri; i generi sono grammaticali, e non corrispondono necessariamente al sesso dell'oggetto."
Io sono arrivato fin qui.
Vi voglio regalare anche una chicca sull'argomento Grammatica (Italiana, in questo caso).
Il mio amico prof., che è appassionato di queste cose, si è preso la briga di telefonare all'Accademia della Crusca a Firenze, per capire come vadano usate le parole straniere, ormai di uso comune e sempre più numerose nel nostro pur ricchissimo vocabolario... che peraltro non ne avrebbe alcun bisogno!
Gli è stato risposto che le parole di origine straniera si possono usare, ma non declinare, nè coniugare.
Vale a dire che un qualsiasi termine di derivazione anglosassone, ma anche latina, greca, svedese, russa o da qualsiasi altra lingua, deve essere usato sempre e solo al singolare e in un solo genere, e pronunciata come si scrive.
Quindi, per fare qualche esempio, è errato usare il termine "curricula", plurale di "curriculum": si deve dire "le invio i curriculum dei candidati", e non "le invio i curricula dei candidati".
Allo stesso modo, "una Ikea, quattro Ikea"
Questo, perchè possiamo sapere, per puro caso, come si declinano certi vocaboli in altre lingue (in Latino ad es., o in Inglese dove per il plurale si mette una S in fondo), ma cosa ne sappiamo del Russo o dello Svedese, appunto?
Altra abitudine errata è pronunciare le parole, anche straniere, con la loro dizione.
Quindi parlando in Italiano, si dice "Titanic" e non il "Taitenic", un "summit" non è e non sarà mai un "sammit" e Alèsi non si chiama Alesì. -8565
ciao
G.