Antoniotomao ha scritto: a tutti
questo è un argomento che mi interessa molto in quanto professionalmente (da dottore forestale) me ne occupo da un pò...
in realtà questi diritti sono precedenti all'istituzione di parchi ed enti e proprio per questo dovrebbero essere mantenuti... la questione tuttavia è più complessa di quella che hanno esposto... questi diritti non possono essere negati ai residenti, ma questo non esclude che possano andare anche gli altri: evidentemente è la stessa popolazione che ritiene che se si apre agli altri non rimane nulla per loro...
in questi casi il diritto potrebbe essere garantito da agevolazioni alle popolazioni (che ne so... possono andare tutti i giorni o simili...) piuttosto che sulla negazione della fruizione per chi viene da fuori (è questa a mio parere l'aspetto davvero anacronistico)
una cosa simile è stata applicata a Tarquinia per la raccolta del Pleurotus eringyi, ma non ha mancato di suscitare indignazione e denunce, tanto che la situazione è ancora irrisolta...
Antonio
Ciao Antonio, ma loro godono già di diritti più favorevoli, ne possono raccogliere 5 kg al giorno anziché 3, ci possono andare il giorno prima che è il martedì, poi come per gli altri: mercoledì, giovedì, sabato e domenica, ma funghi (quando ci sono) ce ne sono per tutti detto anche dai locali, ma……..e poi mamma mia ma per loro quanti se ne devono raccogliere!!
Nota che nel 1927 il legislatore distinse i vari usi civici in due principali categorie: terre di proprietà collettiva (demanio civico) e terre di proprietà privata ma su cui grava un diritto di uso civico in favore della collettività. I proprietari di terre con gravame di uso civico possono togliere tale vincolo, risarcendo la comunità in denaro (liquidazione) o in terra (scorporo). In quest'ultimo caso viene delimitata una porzione del fondo che diventa di proprietà collettiva (demanio civico) dove la comunità esercita il diritto di uso civico.
Le terre di proprietà collettiva (demanio civico) convenientemente utilizzabili per l'agricoltura sono state spesso assegnate in quote enfiteutiche ai singoli membri della comunità titolare del diritto, in tal caso, il legislatore aveva previsto che, con particolari procedure, potessero alienare e riscattare (legittimare e/o affrancare) le quote, divenendone pienamente proprietari.
Quindi perché non si sono affrancati o si affrancano dei territori e se li chiudono poi non se ne parla più??
E’ comoda così, suolo demaniale ad uso di una sola collettività (436 residenti), il mantenimento e il controllo del territorio a carico di chi? Dell’intera collettività??
Ma la di là di tutto non mi sembra giusto nei confronti di tutti gli italiani che non abitano in quelle 4 frazioni.
Gianca