Un libro sui funghi da non dimenticare...

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progosk
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Un libro sui funghi da non dimenticare...

Messaggio da progosk » 27 gen 2023, 01:09

Continuando la serie di contributi dedicati in occasione dell’annuale Giorno della Memoria, quest’anno vi riporto parte di una recentissima ricerca relativa a uno dei libri sui funghi peggiori mai pubblicati: il notorio libercolo per famiglie e scuole “Der Giftpilz”, Il fungo velenoso, edito nel 1938 a firma di E. Hiemer, con illustrazioni di P. Rupprecht aka Fips, per i tipi dalla stessa casa editrice responsabile del settimanale di regime Der Stürmer.

Der Giftpilz - copertina (SLUB_1.B.4392).jpg
Fonte: Sächsische Landesbibliothek, Staats- und Universitätsbibliothek Dresden, SLUB: 1.B.4392


La ricerca di D. Feldman, “Reading Poison: Science and Story in Nazi Children’s Propaganda” (Letture velenose: Scienza e narrazione nella propaganda nazista per bambini), che l’autore ha gentilmente concesso di potervi tradurre, indaga lo sfruttamento mirato e fuorviante che fu fatto, ai fini della propaganda antisemita, di concetti fondanti delle scienze - in questo caso le conoscenze micologiche - e della narrazione, piegandoli a servire un’ideologia genocida. (Le immagini sono le stesse riproposte da Feldman.)

Vi auguro un’attenta lettura.

[…]

Avvelenare le menti

"Der Giftpilz" (Il fungo velenoso) di E. Hiemer, uno dei libri per bambini più notori del periodo nazista, esemplifica la commistione tossica di scienza e narrativa in un testo che presenta l'eugenetica nazista come giustificazione biologica dell'antisemitismo. Scritto da un redattore di Der Stürmer (il settimanale dell’editore che pubblicò il libro), il testo offre sedici scene illustrate che raffigurano la presunta perfidia degli ebrei. Il capitolo che dà il titolo al libro, "Il fungo velenoso", testimonia vividamente la fusione tra biologia razzista e narrazione. La vignetta ritrae una madre e il suo giovane figlio che raccolgono funghi in una bucolica foresta tedesca. L'illustrazione (Fig. 1), realizzata dal vignettista abituale di Der Stürmer, il noto artista nazista P. Rupprecht (nome d'artista Fips), mostra una madre e un figlio stereotipatamente biondi, vestiti con abiti popolari tradizionali che ricordano il dirndl e i lederhosen; le scelte sartoriali allineate della coppia stanno ad indicare il loro pedigree genetico di tedeschi purosangue. Il bambino raccoglie alcuni funghi velenosi, provocando una lezione da parte della madre sull'importanza di distinguere i funghi commestibili da quelli velenosi. Le specie possono assomigliarsi, ma hanno conseguenze diametralmente opposte sulla salute, dice la madre. Questa lezione metaforica sull’importanza vitale della discriminazione tra funghi superficialmente simili ma organicamente diversi, si trasforma rapidamente in un'istruzione razzista sull’importanza della conservazione della presunta purezza genetica e biologica dei tedeschi. La madre incoraggia il figlio a fare collegamenti tra micologia e società:

“Schau, Franz, mit den Menschen auf der Welt ist es genauso wie mit den Pilzen im Wald. Es gibt gute Pilze und gute Menschen. Es gibt aber auch giftige, böse Pilze und böse Menschen. Und wir müssen uns vor bösen Menschen hüten genauso wie vor giftigen Pilzen. Verstehst Du das?” (Hiemer, 1938, p. 7)
[“Vedi, Franz, gli esseri umani nel mondo sono proprio come i funghi della foresta. Ci sono funghi buoni, così come ci sono persone buone. Ma ce ne sono anche di velenosi, malefici, così come esistono persone malefiche. Dobbiamo guardarci dalle persone malefiche proprio come ci teniamo lontani dai funghi velenosi. Hai capito?”]

Da giovane nazista debitamente istruito, il ragazzo risponde di aver già compreso ciò che la madre gli sta chiedendo. "Ja, Mutter" ("Sì, madre”), risponde. Poi continua: "Ich verstehe, dass man durch Verhandeln mit schlechten Leuten in Schwierigkeiten kommen kann, genauso wie wenn man einen giftigen Pilz isst. Mancher stirbt sogar dran!". ("Capisco che avere a che fare con persone malefiche può creare problemi, proprio come quando si mangia un fungo velenoso. Alcuni ne muoiono addirittura!") (ibid.). Elaborando la premessa fallace, che alcune persone sono intrinsecamente "veleno" per l'umanità, la madre di Franz sposta la discussione dall'ecologia forestale e la indirizza verso la biologia nazionale. "Und weißt Du auch, wer diese schlechten Menschen sind, die Menschlichen Giftpilze?". ("E sai anche chi sono queste persone malefiche, questi funghi velenosi umani?"), chiede al figlio. "Natürlich" ("Certo"), risponde orgoglioso il ragazzo, "Das sind die Juden. Unser Lehrer hat uns oft über sie erzählt!". ("Sono gli ebrei! Il nostro maestro ce ne ha parlato spesso!”). Il testo mette a nudo la potente concatenazione di cattiva scienza, narrazione razzista ed educazione deviata. La vignetta confonde scienza e storia in un esempio paradigmatico che fa perno sulla gestione responsabile delle risorse naturali e sul controllo delle relazioni razziali, un dovere che ricade con lo stesso peso su bambini e adulti, e che costituisce il fulcro dell'educazione nazista.


Immagine

Fig. 1. Illustrazione per "Il fungo velenoso". La didascalia recita: “Proprio come spesso è difficile distinguere i funghi velenosi da quelli buoni, può essere impegnativo riconoscere nell'ebreo il truffatore e criminale...".
Copyright: United States Holocaust Memorial Museum, “Risorse per la ricerca" https://collections.ushmm.org/search/catalog/pa1069700

Il dialogo è un appello inteso a reclutare i giovani tedeschi nello sforzo di preservare l'integrità genetica della “razza ariana”. Il figlio chiede alla madre se tutti i non ebrei condividono la sua consapevolezza della minaccia ebraica, che ha già appreso dal suo insegnante e genitore:

"Sag mir, Mutter, wissen alle Nichtjuden, dass der Jud so gefährlich ist wie ein Giftpilz?". Die Mutter schüttelt den Kopf. “Leider nicht, mein Kind. Es gibt Millionen Nichtjuden die die Juden noch nicht kennen. Darum müssen wir die Leute aufmerksam machen und vor den Juden warnen. Unsere jungen Leute müssen genauso gewarnt werden. Unsere Jungen und Mädchen müssen die Juden kennen lernen. Sie müssen lernen, dass der Jude der giftigste Pilz ist, den es gibt.” (Hiemer, 1938, p. 8)
["Dimmi, madre, tutti i non ebrei sanno che l'ebreo è pericoloso come un fungo velenoso?" La madre scuote la testa. "Purtroppo no, figliolo. Ci sono milioni di non ebrei che non sanno ancora degli ebrei. Per questo dobbiamo allertare le persone e metterle in guardia dagli ebrei. Anche i nostri giovani devono essere messi in guardia. I nostri ragazzi e le nostre ragazze devono imparare a riconoscere l'ebreo. Devono imparare che l'ebreo è il fungo più velenoso che esista.”]

Il bambino chiede alla madre se altri non ebrei, presumibilmente compresi i suoi giovani coetanei tedeschi, riconoscano il pericolo della minaccia ebraica, e l'esigenza di salvaguardare il loro patrimonio genetico dall'imminente pericolo del "fungo velenoso" umano. "Tutti i non ebrei sanno che l'ebreo è pericoloso come un fungo velenoso?", chiede il bambino. La madre risponde alla domanda del figlio con rammarico: troppo pochi non ebrei condividono la precoce intuizione del figlio. Il loro scambio sottolinea la necessità di inculcare la stessa consapevolezza in altri bambini tedeschi. Un'educazione allineata, patriottica ed efficace, insinua il testo, dovrebbe applicare le lezioni razziste della biologia alla sfera sociale, in modo da far nascere la comunità etnica e nazionalista degli ariani che compirebbe l'ideologia nazista. Una lezione legittima sulle sottili differenze in natura viene applicata senza alcuna qualificazione alle differenze nella società per sostenere una fantasia ideologica. In questo modo il testo subordina la scienza a un racconto razzista, presentando la mitologia nazista come fosse scienza.

La narrazione distorce anche quella che Zarnowski e Turkel chiamano la natura della scienza, ossia l'autentica indagine scientifica che è "soggetta al cambiamento" e legata a "nessun singolo" metodo (2013, p. 296). Piuttosto che rappresentare la scienza come soggetta a falsificazione e fallibilità, il racconto di Hiemer promuove una concezione della conoscenza scientifica monolitica, assoluta e impermeabile al dubbio. Il testo dimostra come questa nozione spuria della scienza possa arrivare a contagiare discipline distinte, in questo caso la biologia e la letteratura, e a corrompere generazioni separate, in particolare i genitori e i loro figli, al fine di respingere qualsiasi sfida all'ideologia impartita. Il dialogo ne "Il fungo velenoso" si sviluppa come una serie di domande e risposte scambiate tra madre e figlio su convinzioni condivise: "Hai capito?" "Ho capito". "E sai anche?” "Certo". "Tutti i non ebrei sanno...?" "Milioni non lo sanno ancora". In questo contesto razzista, tuttavia, "sapere" significa accettare la mendacità. In qualità di rappresentante del lettore bambino tedesco medio, il ragazzo della storia viene indotto nella struttura privilegiata dell'autorità repressiva, che invita coloro che possiedono una "conoscenza" cospiratoria, razzializzata della biologia a unirsi alla difesa dell'umanità contro la presunta minaccia ebraica. Clamorosamente, questa presunta "verità" è, in realtà, una feroce menzogna. A differenza delle domande che "provocano un impegno riflessivo con le informazioni" o che attivano una "condivisione collaborativa e scettica dell'autorità tra il libro e il bambino” nel modello esemplare di lettura interrogativa di Sanders (pp. 6-7), le domande del testo di Hiemer creano un circolo epistemologico chiuso in cui ciò che viene chiesto è ciò che il bambino già sa: "Hai capito?". "Ho capito" “Lo sai?" "Certo". La discussione non porta all'indagine o alla curiosità, ma conferma le ipotesi poste, eliminando così ogni possibilità di dubbio, incertezza o impegno critico. Le domande non servono a sondare o ad ampliare la conoscenza, ma a rafforzare ciò che già si crede o si sente dire. Nel mondo ermeneuticamente sigillato e intellettualmente tautologico del testo, in cui la scienza è storia e la storia scienza, non c'è alcun bisogno di fare domande, perché le risposte sono già date. Non vi è “incrinatura nella levigata superficie dell'autorità testuale” che crei varchi in cui i bambini possano "porre domande, verificare le informazioni e diventare parte del processo di indagine intellettuale" (Sanders, pp. 11-12). In questa storia ogni incertezza viene respinta, invitando i bambini a diventare invece parte integrante dello strutturato potere ideologico, piuttosto che i suoi scettici interrogatori. In effetti, il bambino nazista del testo è incredulo solo del fatto che non tutti i non ebrei sappiano quello che sa lui, e diventa un agente che aiuta a fare proseliti della verità cospiratoria tra gli altri bambini tedeschi.

La scena successiva de ‘Il fungo velenoso’ ritrae tale indottrinamento all'opera (Fig. 2). La storia, "Wie man einen Juden erkennt" ("Come riconoscere un ebreo"), mostra la collusione del sistema scolastico con l’editoria infantile e la scienza razzista per azzerare il pensiero indipendente, e convalidare le tesi scientifiche di regime sulle razze. Ambientata nella classe del "signor Birkmann", la vignetta cattura un momento chiave della pedagogia nazista: gli studenti stanno imparando a riconoscere i tratti biologici degli ebrei. L'insegnante ha disegnato diverse immagini alla lavagna e invita gli studenti ad analizzare i disegni. Uno studente è alla lavagna e spiega gli schizzi ai suoi compagni:


Immagine

Fig. 2. Illustrazione per "Come riconoscere un ebreo" da ‘Il fungo velenoso’. La didascalia recita: "Il naso degli ebrei è uncinato sulla punta. Ricorda un sei...".
Copyright: United States Holocaust Memorial Museum, “Risorse per la ricerca" https://collections.ushmm.org/search/catalog/pa1069702

"Erstens erkennt man einen Juden an seiner Nase. Die jüdische Nase ist hakenförmig. Sie sieht aus wie die Form 6. Darum nennen wir sie 6er-förmig. Viele Nichtjuden haben genauso Hakennasen. Aber in ihrem Falle sind die Nasen dann nach oben krumm, nicht nach unten. Das hat nichts mit der jüdischen Nase zu tun." (Hiemer, 1938, p. 11)
["Si riconosce un ebreo dal naso. Il naso degli ebrei è a forma di uncino. Assomiglia al numero sei, per questo lo chiamiamo 'a forma di sei'. Anche molti non ebrei hanno il naso curvo, ma nel loro caso il naso si piega verso l'alto, non verso il basso. Questo non ha nulla a che vedere con il naso giudeo.”]

Due discipline apodittiche basate su fatti quantificabili, la matematica e la biologia, vengono manipolate in questa vignetta per trasmettere un perfido inganno sulla fisiognomica e sull’etnia. Si presume che gli ebrei presentino attributi fisiologici fissi anche se sottili, che l'osservatore attento può imparare a rilevare. I lettori bambini del libro di Hiemer, come gli alunni nella scena rappresentata nel racconto, ricevono un addestramento a queste sfumature fisiche, per meglio individuare e difendersi dagli ebrei. Il punto cruciale di questa breve narrazione è che la biologia nazista e la letteratura per l'infanzia si dimostrano concettualmente congruenti e reciprocamente complici nell'incriminazione degli ebrei. Ogni affermazione è semplicemente un pretesto per l'altro. Il resto della vignetta descrive gli studenti che, uno dopo l'altro, si precipitano alla lavagna per aggiungere ulteriori dettagli alla descrizione degli ebrei. I membri della classe, e per estensione il pubblico a cui il libro è destinato, diventano giovani connoisseur, esperti informati che utilizzano la scienza più avanzata per identificare e isolare i nemici del Reich. Offrendo una rappresentazione narrativa di come applicare la biologia in classe, questa storia mette in scena la fusione paradigmatica di indottrinamento pedagogico, razzismo scientifico e propaganda infantile per adempiere al mandato ideologico dello Stato.


Testi tossici

Il messaggio del libro fu ampiamente recepito. Gli insegnanti tedeschi accolsero ‘Il fungo velenoso’ con entusiasmo. Il testo fu stampato in quattro edizioni per un totale di 40.000 copie e fu ampiamente distribuito tra gli educatori (Bytwerk, p. 172). Nel suo diario, un giorno di primavera del maggio 1938, la bambina Christa Lufer narra di quando il suo maestro lesse con entusiasmo il libro di Hiemer e così, inconsapevolmente, le concesse una tregua per non aver completato i compiti - una preoccupazione infantile più semplice e comune della paura della corruzione nazionale attraverso la mescolanza genetica. Lufer scrive:

Ieri è stata la prima giornata calda dell'anno. Ho giocato fuori tutto il giorno e non ho completato nessuno dei miei compiti di Grammatica. Per questo motivo ero un po' ansiosa andando a scuola stamattina. Herr Wenzel grida sempre con la solita voce forte. Ma sono stata fortunata: ha passato l'intera ora a parlare di un nuovo libro che i nostri genitori dovrebbero assolutamente acquistare. Per non dover mostrare i miei compiti, ho ascoltato in modo particolarmente attento. Il libro è stato edito da Der Stürmer. È un libro per bambini e adulti con molte belle immagini. Ogni buon tedesco deve leggerlo, ha detto Herr Wenzel. Indica i pericoli che minacciano il popolo tedesco a causa degli ebrei. Herr Wenzel ci ha letto la prima storia. Si chiama "Il fungo velenoso". La storia dice che gli ebrei sono funghi velenosi e che dobbiamo stare attenti a loro." (Wegner, p. 159)

Come testimonia questo resoconto giovanile, ‘Il fungo velenoso’ è un'opera dal titolo appropriato, perché il testo portava i bambini tedeschi a leggere del veleno narrato. I bambini tedeschi ingerirono avidamente questo veleno letterario, con la sua esortazione "ad imparare a conoscere l'ebreo" (Hiemer, 1938, p. 10).

[...]

I nazisti presumevano che la storia avrebbe confermato le loro teorie sulla biologia razziale. I progetti omicidi di eutanasia di massa e poi di genocidio erano esperimenti intesi a dimostrare le loro ipotesi eugenetiche. In questo senso, la nazione tedesca doveva essere un laboratorio pubblico per l'ideologia del regime e le idee scientifiche su cui si basava. Nei libri di Hiemer e Bauer e nei manuali pedagogici di scienza razziale nazista, come ‘Erblehre und Rassenkunde für die Grund- und Hauptschule’ di Bareth e Vogel del 1937, ai giovani tedeschi veniva presentato una vicenda scientifica in corso, e nella quale essi svolgevano un ruolo chiave. Una volta che l'istruzione nazista fu portata sotto l'egida della biologia applicata all'inizio del Terzo Reich nel 1933, l'intero programma di studi fu rifatto non solo per sostenere i principi razzisti della scienza nazista, ma per fungere da catalizzatore a realizzarla nella società. Le storiografie dell'educazione nazista di Christoph Eppler (2012), Harald Scholtz (2009) e Lisa Pine (2010) concordano con l'affermazione di Wegner sul ruolo preminente della biologia nella pedagogia nazista. Un insegnante di biologia, intervenendo a un convegno di insegnanti nell'estate del 1933, affermò la rilevanza della "scienza razziale" in tutte le parti del curriculum nazista: "Gli insegnanti, soprattutto quelli di biologia, hanno l'obbligo di stabilire le profonde associazioni tra la scienza ereditaria, la visione del mondo Völkisch [nazionalista] e la vita del nostro popolo" (Wegner, p. 99). Una direttiva del 1933 riguardante gli standard curricolari prevedeva analogamente che i principi del razzismo biologico dovessero costituire "la base di tutti gli sforzi educativi del regime nazista. La conoscenza e la comprensione della biologia non dovevano essere limitate alle scienze naturali, ma dovevano permeare tutte le discipline" (Wegner, p. 99). L'educazione e la letteratura per l'infanzia sotto il nazismo non riflettevano tanto la realtà quanto partecipavano allo sforzo di plasmarla.

La stretta integrazione curricolare tra scienza, ideologia e letteratura nel Terzo Reich solleva domande su come promuovere un impegno critico con la rappresentazione della scienza nelle opere di saggistica per ragazzi. Per esempio, si può già immaginare che le future storie per bambini della pandemia COVID-19 e delle oscure origini del virus aggravino il razzismo anti-asiatico e la più ampia xenofobia che la pandemia ha generato. L'esempio storico della letteratura nazista per l'infanzia dimostra che i miti dell'ideologia nazionalista sono più allettanti quando vengono abbigliati con vesti scientifiche. Quando la cattiva scienza diventa la base della cattiva letteratura per bambini, i risultati possono rivelarsi velenosi, persino letali.”


Bibliografia minima
- D. Feldman (2022), "Reading Poison: Science and Story in Nazi Children’s Propaganda", in Children’s Literature in Education, vol. 53, n. 2, pp. 199–220. (pdf qui)
- Mr. Thot (2021), Der Giftpilz (“Il Fungo Velenoso”): un libro nazista per bambini, in Totalitarismo.blog
- M. Sardina (2018), "Tre manuali illustrati per piccoli antisemiti", in Educare all’odio | L’antisemitismo nazista in tre libri per ragazzi, Cierre Edizioni, Verona.
e inoltre:
- M. Brignani (2020), Nel paese dei Bakele. Un racconto d’avventura per educare alla disuguaglianza, in Novecento.org, n. 13, febbraio 2020. DOI: 10.12977/nov323.
- M. Castoldi, a cura di (2016), Piccoli eroi. Libri e scrittori per ragazzi durante il ventennio fascista, Franco Angeli, Milano (estratto qui)
- M. Colin (2012), I bambini di Mussolini | La Scuola, Letteratura, libri, letture per l'infanzia sotto il fascismo, La Scuola, Brescia.
- M. Giorgi (2012), (Re)Forming Italians: Children's Literature in Italy, 1929-1939, tesi, City University of New York (CUNY). (pdf qui)
- G. Seveso (2001), "Piccoli eroi e grandi destini. L’educazione dei bambini e delle bambine nei quaderni dell’Italia fascista", in Itinerari nella storia dell’infanzia, Edizioni Unicopli, Milano.
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Queletia mirabilis
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Re: Un libro sui funghi da non dimenticare...

Messaggio da Queletia mirabilis » 27 gen 2023, 08:49

Ancora una splendida ricerca storica di Philip.
Ho sposato una livornese con il padre di religione ebraica e la madre cattolica. A Livorno la comunità ebraica è ben integrata, basta ricordare che non è mai esistito un ghetto, forse un caso più unico che raro. Le famiglie ebraiche hanno avuto modo di commerciare liberamente, di studiare ecc. Malgrado ciò ogni tanto affiora un certo disagio verso questa comunità (anzi "popolo", come vengono chiamate le varie etnie insediatesi a Livorno centinaia di anni fa). Il tutto è riassunto nel detto popolare "un ebreo prima o poi l'ebreata te la fa".

mefi
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Re: Un libro sui funghi da non dimenticare...

Messaggio da mefi » 27 gen 2023, 10:49

Ottimo post, grazie!

Franco Meiattini
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Re: Un libro sui funghi da non dimenticare...

Messaggio da Franco Meiattini » 27 gen 2023, 12:30

Caro Philip sei una fonte di notizie interessanti e, in questo caso, tragiche. Bravo !

Raffaella13
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Re: Un libro sui funghi da non dimenticare...

Messaggio da Raffaella13 » 27 gen 2023, 18:09

Importante ricerca: libri e documenti frutto di ideologie disumane e anti-scientifiche. Quanto male si puo' fare con le "dottrine" che non ammettono la diversità: quelle di un tempo esattamente come certe altre ancora "strillate". :naughty:

mefi
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Re: Un libro sui funghi da non dimenticare...

Messaggio da mefi » 10 mar 2023, 22:04

progosk ha scritto:
27 gen 2023, 01:09

Der Giftpilz
qui un commento su questo “libro” dal 1940

https://bibliotheques.mnhn.fr/EXPLOITAT ... 005_N001_1

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