Ciao a tutti.
Sfogliando i vari post con fotografie, sia delle 100 specie più comuni che altri, mi sono accorto che la variabile maggiore è costituita dal colore del cappello.
Trovo molto difficile usare il colore, salvo alcuni casi, come elemento utile a distinguere un fungo e mi sto pian piano facendo l’idea che per l’identificazione corretta siano più importanti altri caratteri distintivi, che non sto qui a elencare.
Volevo chiedere ai più esperti di me se quest’impressione che ho sia sbagliata o meno.
Ovvio che il colore conti, al pari di altri elementi: non voglio dire il contrario, ma solo che mi pare uno degli elementi con più variabilità.
Grazie in anticipo a chi mi chiarirà questo dubbio
Il colore: quanto conta?
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Re: Il colore: quanto conta?
Come tutto il resto, il colore conta. Ma fino a un certo punto e a seconda delle specie. Ci sono specie che hanno una grande variabilità, più che altro di intensità cromatica, altri molto meno. Ci vuole un po' di esperienza sul campo e anche in biblioteca.
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Re: Il colore: quanto conta?
Grazie, Franco :-)Franco Meiattini ha scritto: ↑17 ago 2022, 11:03Come tutto il resto, il colore conta. Ma fino a un certo punto e a seconda delle specie. Ci sono specie che hanno una grande variabilità, più che altro di intensità cromatica, altri molto meno. Ci vuole un po' di esperienza sul campo e anche in biblioteca.
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Re: Il colore: quanto conta?
Ti capisco: la prima caratteristica per cui ci colpisce d'un fungo che scorgiamo, e dunque facilmente la prima cosa che proviamo a ritrovare, sfogliando i vari repertori/libri, è facilmente il colore. Ma appena ti addentri un po' di più, si rivela caratteristica... spesso fuorviante, inteso come primo criterio.
Rimane senz'altro un'elemento di cui tenere conto, e per alcuni generi ti rimarrà come caratteristica fondamentale da registrare, per arrivare a capire davanti a quale specie ti trovi. Ma con molti generi, finisce per essere caratteristica di secondo ordine o perfino di ultimo - pensa ai "little brown mushrooms", definiti come indistinguibili proprio per la loro comunanza cromatica.
Alcuni generi particolarmente squillanti nei colori - tipo le russule - sono poi particolarmente intricate da derimere, e di nuovo l'attenzione cromatica è sì fondamentale, ma mai in maniera semplice/lineare (tranne per alcune eccezioni). Anche per le Boletacee, approfondendole il colore è un'elemento chiave, ma anche lì non è così immediato, ma più in combinata con altri indizi. Poche specie hanno una chromia che di per sé li identifica completamente - le trombe di morto, la Lepista nuda, il gallinaccio, il verdone R. virescens - ma sono le eccezioni, più che una utile regola primaria.
Per un primo approccio alla distinzione tra funghi direi che è senz'altro più utile uno sguardo morfologico, a trovare (o meno) certe caratteristiche strutturali e di forma. In seconda battuta, il colore è criterio preziosissimo a secondo del caso poi (per esempio: precisissimo discriminatore delle sporate - è utile a proposito familiarizzarsi con la bella tabella storica chromatico-nomenclaturale di Saccardo, elaborato nella sua Chromotaxia, o anche approfondire elaborazioni successive come questa sistematica a sporotaxa), quindi bene farci caso, ma più come informazione di corredo, come l'odore, il sapore, e il contesto di comparsa.
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Re: Il colore: quanto conta?
Graie mille per la riposta e per i link!progosk ha scritto: ↑17 ago 2022, 13:46Ti capisco: la prima caratteristica per cui ci colpisce d'un fungo che scorgiamo, e dunque facilmente la prima cosa che proviamo a ritrovare, sfogliando i vari repertori/libri, è facilmente il colore. Ma appena ti addentri un po' di più, si rivela caratteristica... spesso fuorviante, inteso come primo criterio.
Rimane senz'altro un'elemento di cui tenere conto, e per alcuni generi ti rimarrà come caratteristica fondamentale da registrare, per arrivare a capire davanti a quale specie ti trovi. Ma con molti generi, finisce per essere caratteristica di secondo ordine o perfino di ultimo - pensa ai "little brown mushrooms", definiti come indistinguibili proprio per la loro comunanza cromatica.
Alcuni generi particolarmente squillanti nei colori - tipo le russule - sono poi particolarmente intricate da derimere, e di nuovo l'attenzione cromatica è sì fondamentale, ma mai in maniera semplice/lineare (tranne per alcune eccezioni). Anche per le Boletacee, approfondendole il colore è un'elemento chiave, ma anche lì non è così immediato, ma più in combinata con altri indizi. Poche specie hanno una chromia che di per sé li identifica completamente - le trombe di morto, la Lepista nuda, il gallinaccio, il verdone R. virescens - ma sono le eccezioni, più che una utile regola primaria.
Per un primo approccio alla distinzione tra funghi direi che è senz'altro più utile uno sguardo morfologico, a trovare (o meno) certe caratteristiche strutturali e di forma. In seconda battuta, il colore è criterio preziosissimo a secondo del caso poi (per esempio: precisissimo discriminatore delle sporate - è utile a proposito familiarizzarsi con la bella tabella storica chromatico-nomenclaturale di Saccardo, elaborato nella sua Chromotaxia, o anche approfondire elaborazioni successive come questa sistematica a sporotaxa), quindi bene farci caso, ma più come informazione di corredo, come l'odore, il sapore, e il contesto di comparsa.
Conferma abbastanza quello che avevo in mente, anche se l'ho espresso in modo un po' superficiale
Per ora ho poco da esercitarmi: qui in Svezia sta facendo temperature regolarmente intorno ai 28 gradi e le poche gocce di pioggia che stanno arrivando sicasciugano in fretta... Vedremo in settembre.