Leucocoprinus cretaceus
Inviato: 23 nov 2023, 12:47
Leucocoprinus cretaceus (Bull.) Locq. (1945)
La specie fu descritta come Agaricus cretaceus dal botanico francese Jean Baptiste François Pierre Bulliard nel 1788.
Bulliard ha pubblicato una spettacolare illustrazione de 'l'Agaric cretacé' in uno dei numerosi volumi di 'Herbier de la France' e ha descritto il fungo come fioccoso e bianco come il gesso.
Notò che i carpofori apparivano in luglio e agosto e che li aveva sempre trovati solo in fioriere e in serre calde.
Affermò che i funghi erano molto piacevoli al gusto e all'olfatto.
La sua illustrazione tuttavia potrebbe essere più adatta a Leucocoprinus cepistipes.
Nel 1801 il micologo tedesco Christiaan Hendrik Persoon elencò Agaricus cretaceus e Agaricus luteus come varietà di Agaricus cepistipes notando che uno era totalmente bianco e l'altro totalmente giallo.
Ha anche suggerito che queste specie potrebbero appartenere al genere Coprinus annotando 'Copr.?' accanto al nome.
Nel 1821 la specie fu descritta come Coprinus cepistipes var. cretaceus dal micologo britannico Samuel Frederick Gray, tuttavia Coprinus cepistipes fu erroneamente descritto come 'interamente giallo' poiché veniva considerato sinonimo di Agaricus luteus dall’autore.
Nel 1836 il micologo svedese Elias Magnus Fries descrisse Pluteus cretaceus. Questo taxon è considerato sinonimo di Leucocoprinus cretaceus, tuttavia la descrizione che ne viene data è piuttosto elementare notando solo che si tratta di un fungo completamente bianco con gambo cavo, anello e privo di volva.
Le lamelle sono descritte come notevolmente larghe e mantenenti il colore bianco finché il fungo non inizia a degradarsi.
Fries dice che erano più gustosi della media funghi e che furono trovati intorno a Lund, in Svezia, nel tardo autunno.
Questa specie è elencata insieme a Pluteus campestris e Pluteus bombycinus, e la sezione a cui appartengono viene introdotta sottolineando che si tratta di specie commestibili che hanno spore rossastre o brune ma che non deliquescenti come i funghi coprinoidi.
Da questa descrizione sembra dubbio che Fries stesse effettivamente descrivendo Leucocoprinus cretaceus e più probabilmente che stesse osservando L. leucothites.
Quest’ultima specie è comune in Europa, é interamente bianca ma ha lamelle che diventano rosate con l'età, mentre il tropicale Leucocoprinus cretaceus troverebbe probabilmente sfavorevoli le condizioni ambientali del tardo autunno in Svezia.
Nel 1871 il micologo tedesco Paul Kummer descrisse Psalliota cretacea citando un fungo completamente bianco, solitamente con colore bruno alla sommità del cappello.
Ha inoltre scritto che questo fungo era commestibile e gustoso.
La maggior parte delle specie del genere Psalliota furono tuttavia riclassificate in Agaricus e Kummer descrive questa specie tra queste.
Quindi anche in questo caso sembra più probabile che si tratti di Leucocoprinus leucothites piuttosto che di L. cretaceus.
Nel 1878 il micologo francese Claude Casimir Gillet ricombinò il Pluteus cretaceus di Fries in Pratella cretacea, e quindi anch’esso è considerato un sinonimo, tuttavia la descrizione di Gillet delle specie di Pratella dice che hanno spore brune o viola-nere e la maggior parte delle specie da lui descritte in questo genere, molte delle quali con tavole illustrate, sono stati poi ricombinate in Agaricus.
Kummer e Gillet descrissero molte specie con gli stessi epiteti e cambiando solo il genere a cui pensavano che appartenessero.
Tuttavia la specie Pratella cretacea non è illustrata e descritta brevemente, con lamelle bianche e che diventano color carne o brunastre solo verso l'estremità.
Quindi anche Gillet potrebbe aver descritto Leucoagaricus leucothites.
Scrive che la specie è commestibile, con sapore gradevole, e che cresce nei giardini, nei vigneti e nei campi coltivati durante l'estate e l'autunno.
Bulliard, 1788 (Agaricus cretaceus)
La specie fu descritta come Agaricus cretaceus dal botanico francese Jean Baptiste François Pierre Bulliard nel 1788.
Bulliard ha pubblicato una spettacolare illustrazione de 'l'Agaric cretacé' in uno dei numerosi volumi di 'Herbier de la France' e ha descritto il fungo come fioccoso e bianco come il gesso.
Notò che i carpofori apparivano in luglio e agosto e che li aveva sempre trovati solo in fioriere e in serre calde.
Affermò che i funghi erano molto piacevoli al gusto e all'olfatto.
La sua illustrazione tuttavia potrebbe essere più adatta a Leucocoprinus cepistipes.
Nel 1801 il micologo tedesco Christiaan Hendrik Persoon elencò Agaricus cretaceus e Agaricus luteus come varietà di Agaricus cepistipes notando che uno era totalmente bianco e l'altro totalmente giallo.
Ha anche suggerito che queste specie potrebbero appartenere al genere Coprinus annotando 'Copr.?' accanto al nome.
Nel 1821 la specie fu descritta come Coprinus cepistipes var. cretaceus dal micologo britannico Samuel Frederick Gray, tuttavia Coprinus cepistipes fu erroneamente descritto come 'interamente giallo' poiché veniva considerato sinonimo di Agaricus luteus dall’autore.
Nel 1836 il micologo svedese Elias Magnus Fries descrisse Pluteus cretaceus. Questo taxon è considerato sinonimo di Leucocoprinus cretaceus, tuttavia la descrizione che ne viene data è piuttosto elementare notando solo che si tratta di un fungo completamente bianco con gambo cavo, anello e privo di volva.
Le lamelle sono descritte come notevolmente larghe e mantenenti il colore bianco finché il fungo non inizia a degradarsi.
Fries dice che erano più gustosi della media funghi e che furono trovati intorno a Lund, in Svezia, nel tardo autunno.
Questa specie è elencata insieme a Pluteus campestris e Pluteus bombycinus, e la sezione a cui appartengono viene introdotta sottolineando che si tratta di specie commestibili che hanno spore rossastre o brune ma che non deliquescenti come i funghi coprinoidi.
Da questa descrizione sembra dubbio che Fries stesse effettivamente descrivendo Leucocoprinus cretaceus e più probabilmente che stesse osservando L. leucothites.
Quest’ultima specie è comune in Europa, é interamente bianca ma ha lamelle che diventano rosate con l'età, mentre il tropicale Leucocoprinus cretaceus troverebbe probabilmente sfavorevoli le condizioni ambientali del tardo autunno in Svezia.
Nel 1871 il micologo tedesco Paul Kummer descrisse Psalliota cretacea citando un fungo completamente bianco, solitamente con colore bruno alla sommità del cappello.
Ha inoltre scritto che questo fungo era commestibile e gustoso.
La maggior parte delle specie del genere Psalliota furono tuttavia riclassificate in Agaricus e Kummer descrive questa specie tra queste.
Quindi anche in questo caso sembra più probabile che si tratti di Leucocoprinus leucothites piuttosto che di L. cretaceus.
Nel 1878 il micologo francese Claude Casimir Gillet ricombinò il Pluteus cretaceus di Fries in Pratella cretacea, e quindi anch’esso è considerato un sinonimo, tuttavia la descrizione di Gillet delle specie di Pratella dice che hanno spore brune o viola-nere e la maggior parte delle specie da lui descritte in questo genere, molte delle quali con tavole illustrate, sono stati poi ricombinate in Agaricus.
Kummer e Gillet descrissero molte specie con gli stessi epiteti e cambiando solo il genere a cui pensavano che appartenessero.
Tuttavia la specie Pratella cretacea non è illustrata e descritta brevemente, con lamelle bianche e che diventano color carne o brunastre solo verso l'estremità.
Quindi anche Gillet potrebbe aver descritto Leucoagaricus leucothites.
Scrive che la specie è commestibile, con sapore gradevole, e che cresce nei giardini, nei vigneti e nei campi coltivati durante l'estate e l'autunno.
Bulliard, 1788 (Agaricus cretaceus)