Dedicato a Renzo Il Buttero: l'Amanita caesarea
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Re: Dedicato a Renzo Il Buttero: l'Amanita caesarea
Non poteva mancare una tavola del grande Ernesto Rebaudengo
(http://www.fungoceva.it/aa_amanita_caesarea_tav.htm)
(http://www.fungoceva.it/aa_amanita_caesarea_tav.htm)
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Re: Dedicato a Renzo Il Buttero: l'Amanita caesarea
Ancora due belle tavole di Ernesto Rebaudengo tratte dal volume sulle Amanite di Pierre Neville & Serge Poumarat (2004) della Collana Fungi Europaei edita da Massimo Candusso.
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Re: Dedicato a Renzo Il Buttero: l'Amanita caesarea
Antonio Venturi, Studi micologici (1842)
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Re: Dedicato a Renzo Il Buttero: l'Amanita caesarea
Charles Edward Richon & Ernest Roze, Atlas des champignons commestibles et… (1888)
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Re: Dedicato a Renzo Il Buttero: l'Amanita caesarea
C.H. Persoon, Traité sur les champignon comestibles… (1818)
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Re: Dedicato a Renzo Il Buttero: l'Amanita caesarea
Tavola dipinta da Fritz Leuba e litografata da H. Furrer in Delachaux et Niestle, Les champignons comestibles et les specie vénéneuses avec… (1890)
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Re: Dedicato a Renzo Il Buttero: l'Amanita caesarea
Caratteristiche generali della specie
Sporofori di medio o medio-grandi dimensioni.
Cappello: carnoso, di consistenza soda e poi tenera. Dapprima emisferico poi convesso, piano-convesso, infine piano. Mai umbonato. Cuticola liscia e priva di verruche o di qualsiasi residuo del velo generale. Interamente separabile dal cappello. Margine regolare, ottuso e sempre regolarmente striato. Colore rosso-arancio, arancio carico.
Imenoforo: con lamelle libere, fitte, spesse, larghe. Poche lamellule tronche. Filo intero, concolore. Colore giallo, giallo zolfo a maturità.
Gambo: piuttosto corto, raramente slanciato, cilindrico, regolare, attenuato alla base, non bulboso, liscio in superficie, asciutto. Pieno poi midolloso-cotonoso all’interno. Asciutto e finemente fioccoso-pruinoso. Giallo, concolore alle lamelle.
Anello: supero, pendulo, ampio, membranoso, striato nella parte superiore, persistente. Concolore al gambo.
Volva: ampia, membranosa, carnosa, persistente, sacciforme, lobata, con l’apice libero al gambo. Di colore bianco candido, poi crema-biancastra, beige chiaro a maturità.
Carne: immutabile al taglio, soda, compatta, poi tenera, molle e un po’ stopposa a maturità. Internamente bianca. Giallo carico a contatto con la cuticola e la superficie del gambo. Odore debole, appena fungino ma comunque gradevole. Sapore analogo, dolciastro.
Reazioni macrochimiche: non significative.
Basidiospore: ialine, bianche in massa, ovoidali-ellittiche, non amiloidi, (9)10-12 x 6-8 µm.
Basidi: clavati, tetrasporici.
Velo generale: costituito prevalentemente da ife filamentose nella parte più esterna, poco ramificate, larghe in media 4÷7 µm. Internamente sono presenti invece sferociti e cellule ovoidali larghe fino a 60÷70 µm.
Habitat: specie termofila a distribuzione mediterranea. Si associa con querce e castagni su substrati acidi o comunque debolmente carbonati. Cresce in tarda estate, a partire dalla metà di agosto in poi, fino ad arrivare a metà ottobre, con punte anche fino a novembre. Crescita isolata o gregaria, fedele al luogo di nascita. Frequente e abbondante nel suo habitat tipico con condizioni favorevoli, in generale quando dopo una calda estate le prime piogge bagnano il terreno e successivamente la temperatura si mantiene elevata.
Commestibilità: ottima, molto ricercata e commercializzata ovunque. E’ consumabile anche cruda specialmente se giovanissima e freschissima. Il velo generale è da eliminare. Essendo un fungo molto delicato si deteriora facilmente e quindi è da consumarsi quando ancora fresco. Esemplari più maturi tendono ad avere un odore sempre più sgradevole a partire dalla base del gambo. Con tempo molto umido è facilmente invasa da muffe, in particolare dalla Mycogone rosea Link, forma imperfetta del più ampio genere Hypomyces (Fr.) Tul., che la ricopre e la penetra all’interno rendendola filamentosa, tumida, grassa, di peso specifico elevato e alterandone quindi i caratteri organolettici. Malgrado qualcuno riporti che sia comunque commestibile (vedi p.es. Arietti & Tomasi, I funghi del territorio bresciano, 1978 e anche Merlo & Traverso, Le Amanite, 1983), ne è vivamente sconsigliato il consumo, non fosse altro per il brutto aspetto che ne consegue.
Sporofori di medio o medio-grandi dimensioni.
Cappello: carnoso, di consistenza soda e poi tenera. Dapprima emisferico poi convesso, piano-convesso, infine piano. Mai umbonato. Cuticola liscia e priva di verruche o di qualsiasi residuo del velo generale. Interamente separabile dal cappello. Margine regolare, ottuso e sempre regolarmente striato. Colore rosso-arancio, arancio carico.
Imenoforo: con lamelle libere, fitte, spesse, larghe. Poche lamellule tronche. Filo intero, concolore. Colore giallo, giallo zolfo a maturità.
Gambo: piuttosto corto, raramente slanciato, cilindrico, regolare, attenuato alla base, non bulboso, liscio in superficie, asciutto. Pieno poi midolloso-cotonoso all’interno. Asciutto e finemente fioccoso-pruinoso. Giallo, concolore alle lamelle.
Anello: supero, pendulo, ampio, membranoso, striato nella parte superiore, persistente. Concolore al gambo.
Volva: ampia, membranosa, carnosa, persistente, sacciforme, lobata, con l’apice libero al gambo. Di colore bianco candido, poi crema-biancastra, beige chiaro a maturità.
Carne: immutabile al taglio, soda, compatta, poi tenera, molle e un po’ stopposa a maturità. Internamente bianca. Giallo carico a contatto con la cuticola e la superficie del gambo. Odore debole, appena fungino ma comunque gradevole. Sapore analogo, dolciastro.
Reazioni macrochimiche: non significative.
Basidiospore: ialine, bianche in massa, ovoidali-ellittiche, non amiloidi, (9)10-12 x 6-8 µm.
Basidi: clavati, tetrasporici.
Velo generale: costituito prevalentemente da ife filamentose nella parte più esterna, poco ramificate, larghe in media 4÷7 µm. Internamente sono presenti invece sferociti e cellule ovoidali larghe fino a 60÷70 µm.
Habitat: specie termofila a distribuzione mediterranea. Si associa con querce e castagni su substrati acidi o comunque debolmente carbonati. Cresce in tarda estate, a partire dalla metà di agosto in poi, fino ad arrivare a metà ottobre, con punte anche fino a novembre. Crescita isolata o gregaria, fedele al luogo di nascita. Frequente e abbondante nel suo habitat tipico con condizioni favorevoli, in generale quando dopo una calda estate le prime piogge bagnano il terreno e successivamente la temperatura si mantiene elevata.
Commestibilità: ottima, molto ricercata e commercializzata ovunque. E’ consumabile anche cruda specialmente se giovanissima e freschissima. Il velo generale è da eliminare. Essendo un fungo molto delicato si deteriora facilmente e quindi è da consumarsi quando ancora fresco. Esemplari più maturi tendono ad avere un odore sempre più sgradevole a partire dalla base del gambo. Con tempo molto umido è facilmente invasa da muffe, in particolare dalla Mycogone rosea Link, forma imperfetta del più ampio genere Hypomyces (Fr.) Tul., che la ricopre e la penetra all’interno rendendola filamentosa, tumida, grassa, di peso specifico elevato e alterandone quindi i caratteri organolettici. Malgrado qualcuno riporti che sia comunque commestibile (vedi p.es. Arietti & Tomasi, I funghi del territorio bresciano, 1978 e anche Merlo & Traverso, Le Amanite, 1983), ne è vivamente sconsigliato il consumo, non fosse altro per il brutto aspetto che ne consegue.
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Re: Dedicato a Renzo Il Buttero: l'Amanita caesarea
Parte Tassonomica
Seguendo la linea adottata dai francesi Neville & Poumarat nella loro monografia della collana Fungi Europaei (2004), all’interno del genere Amanita la specie A. caesarea è collocata nella sotto-sezione Caesareae (Singer 1943) Drehemel, Vilgalys & Moncalvo 1999 della sezione Amanitopsis (Roze) K. & M. emend Neville & Poumarat del sotto-genere Amanita ss. Singer 1962.
Il nome corrente della nostra specie è:
Amanita caesarea (Scop. : Fr.) Pers., Synopsis methodica fungorum Pars. 2: 252 (1801)
≡Agaricus caesareus Scop., Flora carniolica 2 (2e ed.): 419 (n° 1466) (1772) [basionimo]
≡Agaricus aurantiacus Bull., Herb. France: 3, t. 120 (1782) [lectotipo]
≡Agaricus (Amanita) caesareus Scopoli : Fries, Syst. Mycol. Vol. 1 : 15 (1821)
≡Amanita caesarea (Scop. : Fr.) Greville, Scot. Crypt. Fl. : 349 (1823) (questo epiteto è stato il nome corrente della specie fino al 1981 anno in cui, al Congresso Internationale di Botanica tenutosi a Sydney, fu deciso di arretrare il punto di partenza del sistema binomiale delle specie da Fries 1821 a Linneo 1753)
≡Agaricus clavatus Batsch, Elenchus fungorum: 55 (1783)
≡Fungus caesareus (Scop.) Kuntze, Revisio generum plantarum 3 (2): 479 (1898)
≡Venenarius caesareus (Scop.) Murrill, Mycologia 5 (2): 73 (1913)
≡Volvoamanita caesarea (Scop.) E. Horak, Pilz-und Kräuterfreund: 230 (1968)
≡Volvoamanita caesarea (Scop. : Fr.) Beck, Pilz-und Kraufterfreund 10 : 230 (1922)
≡Amanita aurantiaca (Bull.) Lamarck, Amanita in Lamarck & Poiret. Encycl. Meth. Bot., 1 : 111 (1783)
≡Agaricus aureus Batsch, Elenchus fungorum: 57 (1783)
≡Agaricus aurantiacus Bull., Herbier de la France 3: 3, t. 120 (1783)
≡Amanita basii Guzmán & Ram.-Guill., Bibliotheca Mycologica 187: 11 (2001)
Seguendo la linea adottata dai francesi Neville & Poumarat nella loro monografia della collana Fungi Europaei (2004), all’interno del genere Amanita la specie A. caesarea è collocata nella sotto-sezione Caesareae (Singer 1943) Drehemel, Vilgalys & Moncalvo 1999 della sezione Amanitopsis (Roze) K. & M. emend Neville & Poumarat del sotto-genere Amanita ss. Singer 1962.
Il nome corrente della nostra specie è:
Amanita caesarea (Scop. : Fr.) Pers., Synopsis methodica fungorum Pars. 2: 252 (1801)
≡Agaricus caesareus Scop., Flora carniolica 2 (2e ed.): 419 (n° 1466) (1772) [basionimo]
≡Agaricus aurantiacus Bull., Herb. France: 3, t. 120 (1782) [lectotipo]
≡Agaricus (Amanita) caesareus Scopoli : Fries, Syst. Mycol. Vol. 1 : 15 (1821)
≡Amanita caesarea (Scop. : Fr.) Greville, Scot. Crypt. Fl. : 349 (1823) (questo epiteto è stato il nome corrente della specie fino al 1981 anno in cui, al Congresso Internationale di Botanica tenutosi a Sydney, fu deciso di arretrare il punto di partenza del sistema binomiale delle specie da Fries 1821 a Linneo 1753)
≡Agaricus clavatus Batsch, Elenchus fungorum: 55 (1783)
≡Fungus caesareus (Scop.) Kuntze, Revisio generum plantarum 3 (2): 479 (1898)
≡Venenarius caesareus (Scop.) Murrill, Mycologia 5 (2): 73 (1913)
≡Volvoamanita caesarea (Scop.) E. Horak, Pilz-und Kräuterfreund: 230 (1968)
≡Volvoamanita caesarea (Scop. : Fr.) Beck, Pilz-und Kraufterfreund 10 : 230 (1922)
≡Amanita aurantiaca (Bull.) Lamarck, Amanita in Lamarck & Poiret. Encycl. Meth. Bot., 1 : 111 (1783)
≡Agaricus aureus Batsch, Elenchus fungorum: 57 (1783)
≡Agaricus aurantiacus Bull., Herbier de la France 3: 3, t. 120 (1783)
≡Amanita basii Guzmán & Ram.-Guill., Bibliotheca Mycologica 187: 11 (2001)
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Re: Dedicato a Renzo Il Buttero: l'Amanita caesarea
Forme ecologiche
Attualmente si conoscono due forme ecologiche dell’Amanita caesarea, entrambe descritte per la prima volta nel 1878 da C.C. Gillet alla pag. 35 del suo Le champignons qui croissent en France.
La prima, la più comune (per modo di dire), è la f. alba (Gillet) Gilbert. Il Gilbert la trasportò in Amanita nella sua opera del 1918, Le genre Amanita : 20.
E’ un Amanita caesarea completamente bianca o tutt’al più con leggere sfumature gialle su lamelle e gambo e/o beige sul cappello. Si distingue facilmente per l’anello e volva membranosi, persistenti, volva sacciforme, assenza di residui velari e striatura al margine del cappello. Le altre amanite bianche non hanno questo insieme di caratteri. Insomma, una forma albina come tante altre specie in natura.
Più autori ne hanno riportato la presenza con descrizioni, icone e foto, a partire dall’Agaricus coccola “cocolla” Scopoli 1772, fino a Foiera et al. 1993, Galli 2001, Guzman & Ramirez-Guillén 2001, Lanzi 1894-1902, Merlo & Traverso 1983 = Traverso 1999, Moser & Julich 1988, Neville & Poumarat 2004, Henze 1975, Parrot 1980, Romero de la Hosa 2002 ecc.
Pure allo scrivente è capitato di vederne due esemplari nell’autunno del 1991, portati in sede da un socio del gruppo micologico.
A questo punto sono costretto ad inserire alcune foto non mie ad uso e consumo degli utenti di questo forum. Per ogni foto sono citati gli autori e la fonte di provenienza. Spero che questo sia sufficiente per assolvere ad eventuali problemi di copyright. Ringrazio gli autori e mi scuso per l’invadenza.
http://www.setasysitios.com/setas-y-sit ... a-y-v-alba
Foto di G. Consiglio in R. Galli, Le Amanite, 2001
Foto di M. Contu in Neville & Poumarat, Amanita, Fungi Europaei, 2004
Attualmente si conoscono due forme ecologiche dell’Amanita caesarea, entrambe descritte per la prima volta nel 1878 da C.C. Gillet alla pag. 35 del suo Le champignons qui croissent en France.
La prima, la più comune (per modo di dire), è la f. alba (Gillet) Gilbert. Il Gilbert la trasportò in Amanita nella sua opera del 1918, Le genre Amanita : 20.
E’ un Amanita caesarea completamente bianca o tutt’al più con leggere sfumature gialle su lamelle e gambo e/o beige sul cappello. Si distingue facilmente per l’anello e volva membranosi, persistenti, volva sacciforme, assenza di residui velari e striatura al margine del cappello. Le altre amanite bianche non hanno questo insieme di caratteri. Insomma, una forma albina come tante altre specie in natura.
Più autori ne hanno riportato la presenza con descrizioni, icone e foto, a partire dall’Agaricus coccola “cocolla” Scopoli 1772, fino a Foiera et al. 1993, Galli 2001, Guzman & Ramirez-Guillén 2001, Lanzi 1894-1902, Merlo & Traverso 1983 = Traverso 1999, Moser & Julich 1988, Neville & Poumarat 2004, Henze 1975, Parrot 1980, Romero de la Hosa 2002 ecc.
Pure allo scrivente è capitato di vederne due esemplari nell’autunno del 1991, portati in sede da un socio del gruppo micologico.
A questo punto sono costretto ad inserire alcune foto non mie ad uso e consumo degli utenti di questo forum. Per ogni foto sono citati gli autori e la fonte di provenienza. Spero che questo sia sufficiente per assolvere ad eventuali problemi di copyright. Ringrazio gli autori e mi scuso per l’invadenza.
http://www.setasysitios.com/setas-y-sit ... a-y-v-alba
Foto di G. Consiglio in R. Galli, Le Amanite, 2001
Foto di M. Contu in Neville & Poumarat, Amanita, Fungi Europaei, 2004
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Re: Dedicato a Renzo Il Buttero: l'Amanita caesarea
L’altra forma, molto più rara della precedente, è la f. lutea (Gillet) Neville e Poumarat.
Differisce dal tipo per il cappello giallo, giallo-dorato e le lamelle, gambo e anello sono di un colore bianco-giallastro. La volva tende esteriormente al brunastro.
All’indirizzo web http://www.gruppomicologicomilanese.it/ ... sarea.html potete trovare un esauriente articolo in merito a firma di Roberto Galli.
Foto di Marco Marchionni (LT) (http://www.gruppomicologicomilanese.it/ ... sarea.html).
Foto di Javier Bometon (http://mycologie.catalogne.free.fr/Imag ... utea_1.jpg) .
Neville & Poumarat (in Amanita, Fungi Europaei 2004) riportano di una raccolta dalla Spagna del 2002 ad opera di M. Menendez Ducha.
Altre due raccolte sono state segnalate dalle Caronie nel 2015 da parte di soci del Gruppo di Micologia Messinese.
Differisce dal tipo per il cappello giallo, giallo-dorato e le lamelle, gambo e anello sono di un colore bianco-giallastro. La volva tende esteriormente al brunastro.
All’indirizzo web http://www.gruppomicologicomilanese.it/ ... sarea.html potete trovare un esauriente articolo in merito a firma di Roberto Galli.
Foto di Marco Marchionni (LT) (http://www.gruppomicologicomilanese.it/ ... sarea.html).
Foto di Javier Bometon (http://mycologie.catalogne.free.fr/Imag ... utea_1.jpg) .
Neville & Poumarat (in Amanita, Fungi Europaei 2004) riportano di una raccolta dalla Spagna del 2002 ad opera di M. Menendez Ducha.
Altre due raccolte sono state segnalate dalle Caronie nel 2015 da parte di soci del Gruppo di Micologia Messinese.
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