Per l’edizione del 1901, Lloyd si avvalse dei talenti di un artista amico di suo fratello Curtis Gates (anch’egli farmacista e botanico), un giovane pittore ed illustratore del Kentucky di nome John Augustus Knapp.

I disegni per le tavole con cui John Uri scelse di impreziosire il suo romanzo d’avventura rappresentano la prima stagione artistica per la quale Knapp rimarrà agli annali dell’arte. In queste incisioni di Knapp per "Etidorhpa", spiccano alcune composizioni che includono, da coprotagoniste, delle tipologie più o meno fantasiose di funghi: il romanzo di J.U. (il cui testo, ormai fuori copyright, è disponibile per intero c/o Project Gutenberg e dell'Internet Archive), infatti, parla di funghi con un certo trasporto e conoscenza [la traduzione è mia]:
CAPITOLO XVII: LA FORESTA DEI FUNGHI.
Lungo l’antro attraverso il quale passavamo ora, vidi alla luce soffusa dei grandi pilastri sormontati da coperture ad ombrello, alcuni dei quali mi ricordavano i comuni agarici della terra in superficie, ma a scala magnifica. Al posto, tuttavia, delle tonalità grigie o cupe a cui ero abituato, questi oggetti erano di varie colorazioni e combinavano la brillantezza dei colori prismatici primari con la purezza della neve pulita. Ora si ergevano solitari, come gigantesche sentinelle; ora si disponevano in file, l'allineamento fedele come se fosse stabilito dal filo di un transito, formando viali colonnari, eo ancora incastrati insieme in modo da produrre masse, estese per ettari, in cui gli steli diventavano esagonali per compressione.
Gli steli colonnari, più alte del mio corpo, erano spesso a spirale; segnati con figure a forma di diamante, o altre forme geometriche regolari in rilievo, meravigliosamente esatte, erano disegnate come dalla mano di un maestro in colori ricchi e delicatamente mescolati, su pilastri di puro alabastro. Non pochi degli steli mostravano un profondo cremisi, blu o verde, combinati insieme ad altri ricchi colori; sopra i quali, delicati come il più raro dei merletti, era gettato, in bianco, un intricato tracciato simile allo smalto, che superava di gran lunga in finezza di esecuzione il più squisito lavoro ad ago che avessi mai visto.
Senza ombra di dubbio mi trovavo in una foresta di funghi colossali, le cui specie sono più numerose di quelle della vegetazione criptogamica della terra superiore. Le teste espanse di questi grandi thallogeni erano tanto varie quanto gli steli che ho descritto, e anche di più. Molto al di sopra del nostro cammino si estendevano come bellissimi ombrelli, decorati come da maestri da cui i grandi pittori del mondo in superficie potrebbero umilmente imparare l'arte di mescolare i colori. Le loro superfici inferiori erano di molti disegni diversi, ed erano di tante forme quante si possono concepire dalle combinazioni del cerchio e dell'iperbole.

Maestosi e pittoreschi, silenziosi e immobili come la sfinge, costellavano la grande caverna singolarmente o in gruppi, ricordandomi l'immaginazione sfrenata di un bambino del paese delle fate. Mi fermai accanto a un gruppo che era di insolita vistosità e guardai con ammirazione l'enorme e tuttavia aggraziato, bellissimo spettacolo. Misi la mano sullo stelo di una delle piante e la trovai morbida e cedevole; ma invece di essere umida, fredda e appiccicosa come i ripugnanti fungacci del mondo in superficie, scoprii, con mia sorpresa, che era piacevolmente calda, e morbida come velluto.
"Annusa la tua mano", disse la mia guida.
Lo feci e respirai un aroma simile a quello delle fragole appena colte. La mia guida osservò il mio volto sorpreso con indifferenza (avevo imparato a giudicare le sue emozioni dalle espressioni del suo viso).
"Prova l’altro”, disse.
Essendo questa un'altra specie, strofinata dalla mia mano esalava il profumo dell'ananas.
"Straordinario", mi dissi.
"Niente affatto. Perché le produzioni del mondo in superficie dovrebbero avere il monopolio sui metodi della natura, tutti i sapori, tutti i profumi? Si dovrebbe esprimere lo stesso stupore per gli odori dei frutti della terra in superficie se lo si fa per la fragranza di questi, poiché anch'essi sono creati a partire da elementi inodori".
“Ma i funghi sono organismi ripugnanti, di bassa organizzazione. [Nota dell’autore: La guida ignora il fungo Polyporus graveolens. Questa specie emana un odore delicato e viene utilizzato nel Kentucky per profumare le stanze. Essendo abbastanza grande, viene impiegato anche come fermaporte, risultando così al contempo utile e profumato. — J. U. L.] Non sono né animali né veri vegetali, ma occupano una posizione inferiore a quella delle piante propriamente dette", dissi.
"Voi conoscete questo ordine di vegetazione nelle condizioni più sfavorevoli; privati dei loro elementi nativi queste piante degenerano e diventano abnormi, spesso evolvendo in quei funghi terragni velenosi conosciuti nei vostri boschi e campi. Qui crescono alla perfezione. Questo è il loro habitat preferito. Assorbono da un'atmosfera pura nutrienti combinati da piante e animali, e durante la loro esistenza non incontrano nessuna alba cocente. Fioriscono in una regione di perfetta tranquillità, e senza sperimentare fremiti, senza l’escursione neanche di una frazione di grado nella temperatura, perdurano per secoli. Molti di questi esemplari hanno probabilmente già migliaia di anni, e stanno ancora crescendo; perché mai dovrebbero morire? Non sono mai stati disturbati da un soffio d'aria in movimento, e, in perfetto equilibrio esattamente sui loro steli succulenti, simili a piedistalli, circondati da un'atmosfera di azoto inerte, vapore e altri gas, con le loro radici immerse nei carbonati e nei minerali, hanno cibo a portata di mano, nutrimento inesauribile".
"Ancora non capisco perché crescono in proporzioni così mastodontiche".

"Le piante si adattano alle condizioni circostanti", osservò. “[…] Gli esemplari di funghi che crescono a casa vostra sono sfuggiti da queste regioni sotterranee, e sono tanto fuori posto quanto le piante tropicali trapiantate ai margini della neve eterna. Anzi, di più, perché sulla terra i funghi ordinari, di regola, germinano dopo il tramonto, e spesso muoiono quando il sole sorge, mentre qui possono crescere in pace per sempre. Queste caverne serpeggianti comprendono migliaia di miglia di superficie, coperta da queste escrescenze che ancora assolveranno a un grande scopo nell'economia della natura, perché sono destinate a nutrire moltitudini vagabonde, quando verrà il giorno in cui le nazioni degli uomini abbandoneranno la superficie della terra, e passeranno come un unico popolo attraverso queste caverne sulla loro strada verso l'esistenza immacolata che si trova nella sfera interna".
"Non posso confutare la vostra affermazione", ripetei di nuovo, “ma neanche l'accetto. Tuttavia, mi sembra ancora innaturale trovare sapori così deliziosi e odori delicati in oggetti che ho in memoria così insipide o sgradevoli come i fungacci della foresta che aborrivo sulla terra".

Poi mi fermai osservando davanti a me un fungo particolare, singolare perché diverso da tutti gli altri che avevo visto. La parte convessa del suo cappello era rivolta in basso, e come un boleto inverso, stava sorretto da un piedistallo corto, simile a uno stelo. Le lamelle al suo interno erano di un colore verde intenso, e si incurvavano dal centro in forma di spirale. Questa forma, tuttavia, non era la caratteristica distintiva, perché avevo già osservato esemplari che avevano una struttura a spirale. La particolarità straordinaria era che le lamelle erano coperte di frutta. Questi frutti era anch'essi di colore verde, ogni spora, o bacca, era da due a tre pollici di diametro, e alveolato sulla superficie, corrugato in modo molto bello. Mi fermai, chinandomi sul bordo della grande ciotola, e presi in mano un frutto campione. Sembrava ricoperto da un guscio duro e trasparente e quasi colmo di un liquido verde chiaro. Lo maneggiai ed esaminai con curiosità, cosa di cui la mia guida non sembrò essere sorpresa. Guardandomi attentamente, disse:
"Cos'è che spinge un mortale verso questo frutto?”
"È curioso", risposi, “tutto qui“.
"In quanto a questo", disse, "non è affatto curioso; il seme della lobelia del mondo in superficie è più curioso, perché, mentre è altrettanto squisitamente ondulato, è anche microscopicamente piccolo. In secondo luogo ti sbagli quando dici che è semplicemente curioso, 'tutto qui', perché nessun mortale ha mai passato quella ciotola senza fare esattamente quello che hai fatto tu. La vena della curiosità, se è solo quella che ti spinge, non potrebbe che avere un'eccezione".
Poi spaccò il guscio del frutto battendolo sul pavimento di pietra, e aprì con cura il guscio, porgendomi una delle metà piena di un liquido verde. Mentre lo faceva, pronunciò una sola parola: "Bevi", e io feci come stabilito.

Ma John Uri non fu l’unico Lloyd a commissionare a Knapp delle illustrazioni a soggetto micologico. Anche il fratello Curtis Gates, stregato dall’interesse per lo studio dei funghi dopo aver incontrato nel 1887 in Florida il micologo A.P. Morgan, si dedicò sempre più alla nascente disciplina, pubblicando numerevoli articoli (editi insieme nei suoi Mycological Writings), per i quali a un certo punto chiese a Knapp una serie di quaranta ritratti di specie di macromiceti locali, di cui ho potuto reperire un discreto numero in copia online, riportate qui di seguito.
Knapp si trasferì nel 1918 a Los Angeles, dove visse poi una nuova stagione artistica, come illustratore di uno dei più prolifici autori dell’esoterismo massonico americano, Manley P. Hall, con il quale pubblico le illustrazioni del noto “The Secret Teachings of All Ages” ed altre opere, tra cui anche un mazzo di carte tarocco, il Knapp-Hall Tarot, prodotto ancora oggi.
Il patrimonio dei fratelli Lloyd costituisce a tutt’oggi il lascito principale che finanzia il Lloyd Library and Museum di Cincinnati, forse l’istituto privato con la più ricca collezione di testi e fonti di botanica ed erbalismo al mondo.
Buona/e visione/i!