Polyporus tuberaster, tavola (1623-1628) di F. Cesi
Polyporus tuberaster, tavola (1623-1628) di F. Cesi
La tavola a colori 167 è una delle circa 600 illustrazioni di funghi fatti ritrarre dal vivo da Federico Cesi (fondatore dell’Accademia dei Lincei) tra il 1623 e il 1628 per costituire il Fungorum genera et species, parte della sezione De plantis imperfectis del compendio Naturae Theatrum, la grande opera di storia naturale da lui progettata. (Si ipotizza che la realizzazione delle illustrazioni potrebbe risalire all’artista romana Isabella Parasoli.)
In quanto parte del Museo Cartaceo di Cassiano dal Pozzo, il codex di tavole micologiche rimase a lungo nella biblioteca di Palazzo Albani a Roma (dove fu consultato anche da Paulet), ma finì poi in Francia in seguito ai saccheggi del 1789. Le notevolissime tavole sono state riscoperte soltanto due secoli dopo, nel 1980, presso la biblioteca dell’Institut de France, e finalmente pubblicate per intero nel 2006.
La tavola in questione (pubblicata a parte nel 2001) rappresenta con bella fedeltà di particolari il corpo fruttifero di Polyporus tuberaster visto di sopra e di lato, ad esclusione della parte ipogea, a cui invece accenna la nota autografa di Cesi in alto a destra (ritrascritta da altra mano sulla stessa pagina): “Ex lapide seu tubere fungifero Romae in fenesta / M Augusti fine.”, a chiarimento che questo fungo sia stato coltivato da Cesi sulla finestra (presumibilmente di un locale annesso al giardino botanico fatto allestire per gli studi lincei sulle piante) ed ex lapide fungifero, cioè da una "pietra fungaia".
Per maggiori approfondimenti:
- sulla tavola di P. tuberaster e sul contesto della specie all’epoca di Cesi:
A. Graniti (2001), La pietra fungaia di Federico Cesi in Rendiconti, s. 9 v. 13, n.1, pp.45-49, disponibile a pagamento qui https://link.springer.com/article/10.1007/BF02904670 per €42,64, oppure qui http://www.scienzeelettere.it/book/13248.html per €10, oppure qui https://www.yumpu.com/it/document/read/ ... dei-lincei, in lettura (e in download, previa registrazione gratuita) gratis.
- sul ritrovamento delle tavole micologiche di Cesi:
A. Ubrizsy, Il Codice micologico di Federico Cesi in Rendiconti Lincei, s. 8, v. 68 (1980), n.2, p. 129–134, disponibile liberamente qui http://www.bdim.eu/item?fmt=pdf&id=RLIN ... 68_2_129_0
A. Alessandrini, G. De Angelis, P. Lanzara (1985), Il Theatrum plantarum di Federico Cesi nella Biblioteca dell’Institut de France
in Rendiconti Lincei, s. 8, v. 78, n.6, p. 315–325, disponibile liberamente qui http://www.bdim.eu/item?fmt=pdf&id=RLIN ... 78_6_315_0
- su recenti tentativi di coltivazione di P. tuberaster da sclerozio:
G. L. Rana, M. Palumbo (2019), Note sulla coltivazione di una pietra fungaia in RMR Boll. Amer n.108, v.3, pp. 148-155, disponibile liberamente qui http://www.profumodilucania.it/images/P ... a_Rana.pdf
In quanto parte del Museo Cartaceo di Cassiano dal Pozzo, il codex di tavole micologiche rimase a lungo nella biblioteca di Palazzo Albani a Roma (dove fu consultato anche da Paulet), ma finì poi in Francia in seguito ai saccheggi del 1789. Le notevolissime tavole sono state riscoperte soltanto due secoli dopo, nel 1980, presso la biblioteca dell’Institut de France, e finalmente pubblicate per intero nel 2006.
La tavola in questione (pubblicata a parte nel 2001) rappresenta con bella fedeltà di particolari il corpo fruttifero di Polyporus tuberaster visto di sopra e di lato, ad esclusione della parte ipogea, a cui invece accenna la nota autografa di Cesi in alto a destra (ritrascritta da altra mano sulla stessa pagina): “Ex lapide seu tubere fungifero Romae in fenesta / M Augusti fine.”, a chiarimento che questo fungo sia stato coltivato da Cesi sulla finestra (presumibilmente di un locale annesso al giardino botanico fatto allestire per gli studi lincei sulle piante) ed ex lapide fungifero, cioè da una "pietra fungaia".
Per maggiori approfondimenti:
- sulla tavola di P. tuberaster e sul contesto della specie all’epoca di Cesi:
A. Graniti (2001), La pietra fungaia di Federico Cesi in Rendiconti, s. 9 v. 13, n.1, pp.45-49, disponibile a pagamento qui https://link.springer.com/article/10.1007/BF02904670 per €42,64, oppure qui http://www.scienzeelettere.it/book/13248.html per €10, oppure qui https://www.yumpu.com/it/document/read/ ... dei-lincei, in lettura (e in download, previa registrazione gratuita) gratis.
- sul ritrovamento delle tavole micologiche di Cesi:
A. Ubrizsy, Il Codice micologico di Federico Cesi in Rendiconti Lincei, s. 8, v. 68 (1980), n.2, p. 129–134, disponibile liberamente qui http://www.bdim.eu/item?fmt=pdf&id=RLIN ... 68_2_129_0
A. Alessandrini, G. De Angelis, P. Lanzara (1985), Il Theatrum plantarum di Federico Cesi nella Biblioteca dell’Institut de France
in Rendiconti Lincei, s. 8, v. 78, n.6, p. 315–325, disponibile liberamente qui http://www.bdim.eu/item?fmt=pdf&id=RLIN ... 78_6_315_0
- su recenti tentativi di coltivazione di P. tuberaster da sclerozio:
G. L. Rana, M. Palumbo (2019), Note sulla coltivazione di una pietra fungaia in RMR Boll. Amer n.108, v.3, pp. 148-155, disponibile liberamente qui http://www.profumodilucania.it/images/P ... a_Rana.pdf
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Re: Polyporus tuberaster, tavola (1623-1628) di F. Cesi


Re: Polyporus tuberaster, tavola (1623-1628) di F. Cesi
Cesi non poté conoscere la dissertazione sulla specie pubblicata nel 1649 da Marco Aurelio Severino, laureato in Philosophia e Medicina presso il Collegio Medico di Salerno, dal titolo “De lapide fungifero”, in cui, sulla base di un regesto della letteratura precedente e di sue sperimentazioni su un campione del fungo (a dimostrazione che la distillazione secca del materiale dava "acqua fatua", "oleum guaiacinum", cenere e carbone), arriva alla conclusione che “la pietra fungaia non è assolutamente una pietra”, ma, suppone, piuttosto una spugna vegetale fossilizzata, capace di impregnarsi d'acqua e diventare così matrice di funghi. Il testo è disponibile online qui: https://wellcomecollection.org/works/an ... =b30777008
Re: Polyporus tuberaster, tavola (1623-1628) di F. Cesi
Interessante, poi, scoprire che questo stesso fungo da sclerozio viene rinvenuto pure in Canada, in associazione a pioppaie, vedi l'articolo del 1919: H. T. Güssow (1919), A Canadian Tuckahoe, in Mycologia v. XI, n.3, pp. 104-110, liberamente disponibile qui: https://www.biodiversitylibrary.org/pag ... 8/mode/1up
A margine: il termine americano "tuckahoe" provviene da una locuzione Powhatan (Algonquian) "tockawhouge" (simile al Mohicano "tquogh" e il Shawnee "tukwhah", forse imparentato al termine Cree (Algonquian) "pitikwaw" = stondato), documentata dai colonizzatori del continente nord-americano in uso per lo sclerozio di Pachyma cocos (-> Wolfiporia cocos), un altro locale sclerozio commestibile, noto anche come "Indian bread", nei primi decenni del 1600 - proprio gli anni in cui Cesi studia e ritrae il suo esemplare romano...
A margine: il termine americano "tuckahoe" provviene da una locuzione Powhatan (Algonquian) "tockawhouge" (simile al Mohicano "tquogh" e il Shawnee "tukwhah", forse imparentato al termine Cree (Algonquian) "pitikwaw" = stondato), documentata dai colonizzatori del continente nord-americano in uso per lo sclerozio di Pachyma cocos (-> Wolfiporia cocos), un altro locale sclerozio commestibile, noto anche come "Indian bread", nei primi decenni del 1600 - proprio gli anni in cui Cesi studia e ritrae il suo esemplare romano...
Re: Polyporus tuberaster, tavola (1623-1628) di F. Cesi
(V'è poi un altro articolo canadese degli anni '50 sulla stessa specie (T. C. Vanterpool, R. Macrae (1951), Notes on the Canadian Tuckahoe, its occurrence in Canada and the interfertility of its perfect stage, Poluporus tuberaster Jacqu. ex Fries, in Canadian Journal of Botany v. 29, n. 2 - https://cdnsciencepub.com/doi/10.1139/b51-015) del quale purtroppo non ho trovato accesso libero, e una ulteriore menzione in una panoramica sulla conoscenza ed uso della flora locale da parte della popolazione nativa Blackfoot (A. Johnston (1979), Blackfoot Indian utilization of the flora of the northwestern great plains, in Economic Botany, v.24, pp. 301-324 - https://link.springer.com/article/10.1007%2FBF02860666), liberamente consultabile qui: https://vdocuments.site/blackfoot-india ... lains.html )