Revisione de " Le Russule " di R.Galli .
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Revisione de " Le Russule " di R.Galli .
"LE RUSSULE" di R. GALLI 1996 (revisione)
di Mauro Sarnari, via S. Martino 92b, 05100 Terni
Riassunto
L'Autore recensisce la pubblicazione monografica "Le Russule" di R. Galli (Ediz. Edilnatura 1996), passando in rassegna l'iconografia in fotocolor delle specie in essa rappresentate.
Dopo le ben note monografie tascabili dedicate ai generi Boletus, Amanita, Hygrophorus, Morchella, il Dr, R. Galli ha editato un volume sul genere Russula, che. per il numero di specie riprodotte e la bella veste editoriale, costituisce senz'altro un superamento delle precedenti fatiche. Noi abbiamo esaminato con grande interesse questa pubblicazione, attesa con una certa curiosità, dopo 1'irnpegno assunto dall'Autore di presentare un numero davvero considerevole di specie in fotocolor. In
effetti, pur avendo dovuto in molti casi fare ricorso a tavole in acquerello, egli ha tenuto fede alle promesse, aiutato in questo dai non pochi micologi che hanno messo a disposizione le immagini della propria diateca per consentire il raggiungimento dell'obiettivo prefissato. Se i nostri calcoli non sono errati, si tratterebbe in tutto di 170 specie (159.riprodotte in fotocolor e 11 in acquerello) e poco meno di. 10 taxa derivati, ''tra varietà e forme di colore. In realtà, 'sottraendo le determinazioni incorrette e le non poche sinonimie virtuali, queste cifre finiscono per ridimensionarsi considerevolmente.
Noi elencheremo innanzi tutto i pregi dell'opera:
– Si tratta indubbiamente dell'atlante illustrato più ricco e aggiornato esistente in Europa per questo difficile genere di funghi.
– Il grande formato consente la riproduzione di fotocolor "180x130 mm", con un risultato eccellente sul piano estetico e scientifico-documentale.
– La qualità delle immagini, riprodotte in habitat, e nel suo insieme molto soddisfacente, come del resto era lecito attendersi, vista 1'ormai collaudata esperienza fotografica dell'Autore. Ciò facilita al lettore la comprensione del taxon. Non di meno, ne ricava grande vantaggio chi, come noi, si accinge a un lavoro di revisione.
I disegni dei caratteri microscopici, presi in prestito da R. Mazza, si rivelano di ottima fattura.
– Non sono poche le entità rare o poco conosciute qui illustrate.
– L'Autore ha il merito di aver saputo rendere gradevole 1'approccio a un genere micetico indubbiamente difficile, rifacendosi alla formula della sua collana editoriale "I Funghi, dove.. quando". In questo contesto, il lettore/ micologo di media
cultura, per il quale la monografia e ritagliata, ha 1'impressione di trovarsi a suo agio. Sedotto da promettenti scenari naturalistico-micologici e dal gusto semplice e genuino della pietanza offerta, egli potrà sempre trovare sollievo per le eventuali determinazioni non portate a compimento.
Quanto ai difetti, essi potrebbero essere i seguenti:
– Le descrizioni e le tavole di microscopia non sono rappresentativi delle raccolte illustrate, bensì della "specie presunta", essendo questi dati ripresi in tutta evidenza dalla letteratura. Esemplificando: accanto al fotocolor di "R. lilacea"
(:27,3), noi troviamo la descrizione e i disegni microscopici attesi (spore a verruche isolate etc;). Ciò sarebbe perfettamente ammissibile se la raccolta in questione non si identificasse con B. subazurea, diversa per le spore subreticolate e per altri caratteri.
A ben vedere, questa metodica non e esente da rischi, divenendo potenziale fonte di perturbazione quando si applichi a determinazioni incorrette, e ciò soprattutto nel caso di taxa poco noti o confusi fin dall'origine. La circostanza di R. juniperina, discussa nel paragrafo di revisione, ci sembra emblematica.
– L'Autore, poco aggiornato su questioni tassonomiche non secondarie, finisce in qualche caso per riciclare dubbi ormai definitivamente risolti. Ad esempio, nella didascalia di R. firmula (:453) egli riferisce di raccolte che confermerebbero la
"validità" di R. transiens, sebbene, dopo le esperienze di Einhellinger 1985, tutti gli specialisti d'Europa, compreso 1'ipergarantista Bon (1988:41), riconoscano la sinonimia dei due taxa. Tuttavia, questo teorema, basato sulla grafica sporale di Russulales d'Europe, ripropone argomenti superati e privi di valore dimostrativo, se e vero che Romagnesi, non disponendo di raccolte personali di E. firmula, ha avuto la disavventura di tipizzarla con un essiccato (trasmessogli da Madame Marti) affetto da eclatante dimorfismo sporale (forma teratologica). Ciò testimonia, tra 1'altro, 1'irrinunciabilità del metodo della verifica anche al cospetto di una fonte autorevolissima come Romagnesi 1967.
–.I confronti tassonomici denotano intuizioni poco fe1ici quando 1'Autore abbandona percorsi già tracciati. Ad esempio (pag.410), noi troviamo difficoltà a capire perché R. prinophila dovrebbe essere una "forma" o una "razza ecologica" di R. rhodomarginata (di cui apprendiamo con viva preoccupazione .la commestibilità), quando le due specie differiscono per molteplici e importanti caratteri, Basti solo pensare che la diversa composizione qualitativa dell'epicutis (dermatocistidi nudi nella prima, dermatocistidi incrostati + ife primordiali nella seconda) e il diverso viraggio della carne (marcato
ingiallimento nella prima, annerimento preceduto da arrossamento nella seconda) comportano ampie trasposizioni nella sistematica del genere Russula.
Allo stesso modo, noi. rimaniamo sorpresi nel leggere che R. galochroides (:127) ".dovrebbe, essere interpretata, come una forma ecologica mediterranea di R. galochroa". Infatti, le differenze tra le due specie sono cosi evidenti che 1'inventore di questa "galochroides", non lasciandosi, per parte sua, suggestionare dal colore del cappello né degli epiteti, non si e nemmeno preoccupato di segnalarle in uno specifico raffronto.,
– La modalità acritica con cui vengono assemblati fotocolor altrui (apparentemente poco meditati;) con descrizioni e commentari ripresi dalla letteratura ufficiale può creare qualche disorientamento nel caso di taxa un può fuori dell'ordinario. Ad esempio: il fotocolor di R. werneri (:435) mostra un fungo da1 cappello rosa lilacino e cesio, come R. ilicis, in evidente contrasto con la scheda (e i commentari) che alludono a un cappello "biancastro, poi ocra camoscio... non rappresentativi di
una Coccineae". In effetti, questa specie si configura come autentica Heterophyllae / Ilicinae.
REV I S IONE
Nota introduttiva – Escludendo dalla revisione le specie rappresentate in acquerello (11) e diverse Viridantinae praticamente inaccessibili all'analisi, poiché inconsistenti nelle loro basi tassonomiche e nomenclatoriali (la discussione si sarebbe rivelata troppo tecnica e alla fin fine inconcludente), noi abbiamo preso in considerazione, salvo casi particolari, le sole determinazioni incorrette. Ovviamente, si dovrà intendere che, i rimanenti fotocolor sono adeguatamente rappresentativi delle specie evocate (ad esclusione di R. font-queri (:329) e R. sphagnophila (:333,339), a lamelle fin troppo gialle). Aggiungeremo, anzi, che molte di queste immagini sono eccellenti per qualità ed efficacia.
- R. ANTHRACINA (:51): Colore salmonato dei seni lamellari a parte (ma, in realtà, noi vediamo prevalere l’ocra), R. anthracina si presenta diversa per alcuni dettagli, tali 1'annerimento istantaneo al tocco e soprattutto le lamelle fittissime. Potrebbe trattarsi di una forma aberrante di R. nigricans, ma il giudizio e opinabile.
- R. PALLIDOSPORA (:63): E da escludere che si tratti di R. pallidispora. Noi indichiamo senza tentennamenti R. chloroides. Il fotocolor inferiore potrebbe andar bene per il colore delle lamelle, ma non per il portamento, fin troppo "lattarioide", e 1'habitat (R. pallidispora è specie esclusiva di latifoglie).
- R. CYANOXANTHA fo. CUTEFRACTA (:76): Si tratta di R. vesca. Non ci si impressioni per la screpolatura del rivestimento, né per la pruina (caratteri aberranti), la quale ultima ha fatto pensare per un istante a R. anatina fo. subvesca (ma il portamento e diverso).
- R. PARAZUREA (:107): Nessuna obiezione per il fotocolor principale, ma alcuni soggetti di quello di mezzo riproducono, secondo noi, R. grisea.
- R. SUBLEVISPORA (:111): Abbiamo fondati dubbi che si tratti ancora di R. grisea.
- R. FERRERI (:.117): Eccellente rappresentazione di R. grisea. Di gran lunga la migliore attualmente in circolazione per la qualità del fotocolor e la forte caratterizzazione degli esemplari riprodotti. Ma, determinazione incorretta a parte, quello che colpisce e l'avventurosità, dell'opzione nomenclatoriale. Infatti R. ferreri Singer 1936 e un antico e indecifrabile taxon, in altre parole un nomen dubium, ormai da tutti abbandonato e destinato a sopravvivere solo negli archivi dei nomenclatoristi. Data 1'ambiguità della diagnosi originale, esistono molteplici interpretazioni di E. ferreri. Blum, nel 1962, adotta questo nome per descrivere 1'odierna E. medullata, a quel tempo non ancora pubblicata da Romagnesi. Romagnesi, per parte sua, dubita che tale ferreri possa essere un sinonimo di R. ionochlora. Ma 1'identita del taxon rimane un mistero per lo stesso Singer (si badi bene, 1'inventore della specie!), che nell'ultima edizione di Agaricales (1986:819) la sinonimizza dubitativamente con R. anatina. Per parte nostra, siano convinti che R. ferreri sia un sinonimo di medullata (cf. D.L.: "pileo 5-15 cm... lilacino vel viridi... ambobus coloribus gaudente... in betuletis"). Noi pensiamo che i passi della diagnosi di Singer 1936 dinanzi riportati (abbiamo ripreso quelli che consideriamo i caratteri chiave) escludano R. anatina, suggerendo, come giustamente intuito da Blum, 1'odierna. R. medul1ata. Vicende nomenclatoriali a parte, il lettore potrà imparare a riconoscere R. grisea da alcuni dettagli ben evidenziati nella foto di questa "R. ferreri": cappello volentieri bluastro (cyanoxanthoide) e soprattutto lamelle macchiate di lilacino in avanti. Quest'ultimo carattere (incostante ma alquanto suggestivo!) consente di
identificare la specie anche quando i suoi colori risultano atipici, ad esempio verdastri (cf. Brotzu 1988, Guida ai Funghi della Sardegna,I:196, come R. heterophylla).
- R. GRISEA (:123): Poiché 1'Autore applica a R. grisea il nome di R. ferreri, dobbiamo chiederci quale identità si nasconda dietro il fungo rappresentato in questo fotocolor. Ci e di aiuto, tra le altre cose, 1'habitat sotto abete rosso e il colore delle lamelle dell'esemplare capovolto (gialline, nonostante 1'immaturita, indizio di una sporata relativamente carica). Si tratta in effetti di R. medullata (soggetti più scuri dell'ordinario). Nella nostra diateca figurano raccolte dal cappello ancora più fosco, decisamente "parazuroide".
- R. GALOCHROA (:127): Le forme discolori di R. pseudoaeruginea ( fo. galochroa) sono assolutamente identiche agli esemplari del fotocolor. Noi non conosciamo la vera R. galochroa Fries ss. Romagnesi, che dovrebbe essere molto simile alla specie qui illustrata. Tuttavia escludiamo che essa sia, ancorché localmente, "comune nell'Appennino
centromeridionale". Difatti, pur ricercandola strenuamente, e per ovvi motivi soprattutto in queste zone, non 1'abbiamo mai incontrata. Inoltre, molteplici raccolte in tal guisa determinate, da noi revisionate nel corso degli anni, si sono rivelate identiche a R. pseuctoaeruginea fo. galochroa o a R. faustiana.
- R. SUBTERFURCATA (:129): Si tratta indiscutibilmente di R. faustiana, ovvero della stessa specie rappresentata alla pagina seguente, con un fotocolor della nostra diateca. Un breve commento alla didascalia dell’Autore. Egli afferma, infatti (pag.131); che R. faustiana può essere considerata una "forma pallida e a spore un po' più piccole" di R. subterfurcata. In realtà, la larghezza delle spore di R. subterfurcata varietà tipica (ex diagn.: "4,7-5,5(5,7) um"). a confronto con quelle fornite da Galli per la "sua subterfurcata" ("5,5-6,5"), evidenzia 1 um di differenza. Orbene, poiché la larghezza delle spore è un parametro attendibilissimo nel genere Russula (ben diverso è il caso delle lunghezza, estremamente variabile!) è poiché questa differenza va considerata in un ottica di confronto tra specie congenitamente microsporiche, quello che se ne deduce è un dato assolutamente rilevante (oltre che verificato, per parte nostra, in ben oltre una dozzina di raccolte). Lo stesso dicasi per i colori, immancabilmente diversi non solo (è non tanto!) per 1'intensita, bensì per la qualità, (mai verde bluastro o violetto, come nella vera R. subterfurcata). Ipotizziamo Che 1'opinione dell'Autore sia basata su una conoscenza insufficiente o incidentale delle specie di cui tratta.
– R. FARINIPES (:135): Entrambe i fotocolor (quello superiore è quello inferiore) riproducono R. pectinatoides. R. farinipes è una delle russule più monotone nel colore, invariabilmente ocra giallastro, essendo esclusa la tendenza a macchiarsi di rosso bruno sul cappello è sul gambo (come negli esemplari qui riprodotti). Varrà la pena di confrontare quest'immagine con quella di pag. 151.
– R. LAUROCERASI (:145): Poiché questa specie è assai facile da determinare già sul terreno per 1'inconfondibile odore di mandorle amare, crea imbarazzo contestare questa determinazione. Ci limitiamo dunque a consigliare il lettore di non archiviare nelle sue memorie visive quest'immagine. Difatti le sfumature di colore è il glutine pileico (particolarmente evidente nell'esemplare di sinistra) non fanno parte del corredo di laurocerasi. Da notare che 1'assenza di glutine è considerato un carattere chiave dallo stesso Romagnesi (1967:346: "jamais glutineuse"). Il lettore potrà trovare una buona rappresentazione di R. laurocerasi in Marchand 1977:57 (come "R. laurocerasi var, fragrans"); non,. invece, nel fotocolor della pagina precedente (Marchand 1977:54, R. laurocerasi"), che rappresenta, secondo noi, R. illota.
– R. PSEUDOAFFINIS (:157): Si. tratta di una forma aberrante di R. sororia (la nostra concezione, del taxon è ormai da tempo nota). Nessuna obiezione, ovviamente, sull'iconografia, trattandosi di un acquerello ripreso dalla pubblicazione originale. Vogliamo solo portare un po' di chiarezza su una questione molto semplice, che 1'Autore ha involontariamente reso fin troppo complicata. Difatti, in un primo momento, egli afferma che pseudoaffinis avrebbe in dotazione uno "pseudovelo bianco grigiastro.. dissociato in placche...", prendendo a prestito (tuttavia apparentemente, per quanto segue) gli argomenti da noi prodotti a dimostrazione dell'identità pseudoaffinis sororia. Non di meno, egli finisce per sostenere che tale "velo" se "sempre presente... per più anni consecutivi" dimostrerebbe la "validità" (presumiamo, 1'indipendenza) del taxon. Noi pensiamo di poter chiarire questi dubbi, che rischiano di contagiare qualche inesperto lettore, ribadendo argomentazioni un po' tecniche ma fondamentalmente semplici, già altrove esplicitate (Mic.Ita1.,1994(1):31). – Orbene, poiché il velo, facendo parte del corredo genetico è fenotipico della specie che lo ha in dotazione, non può essere incostante (esso potrà essere, al più, poco rappresentato in eventuali raccolte mal caratterizzate), il problema che si pone è un altro. Si tratta cioè di studiare (come noi abbiamo fatto) le placche presenti sul cappello di R. pseudoaffinis per stabilire se esse corrispondano a frammenti di un "velo" reale o, viceversa, a un'anomalia di sviluppo dell’epicutis (dunque uno "pseudovelo"). Ebbene, queste placche si sono rivelate sotto il microscopio come "coacervi di peli è dermatocistidi", in altre parole, brandelli di epicutis dissociata, alla stessa maniera in cui il loro colorito biancastro ha trovato spiegazione nel fatto che il pigmento in dotazione (a questo lusus di R. sororia), ben visibile nelle ife della circostante subcutis denudata (ife orizzontali dello strato medio), è parso opacizzato in corrispondenza dei suddetti coacervi. In altre parole, le placche (non "velo", bensì "epicutis frammentata"), oltre a non contenere pigmento, appannaggio della sola subcutis, si sono rivelate responsabili della sua locale criptazione. Preso atto di quest'analisi, apparirà del tutto superfluo preoccuparsi di verificare la stabilita del presunto velo "in tutte le raccolte è per più anni consecutivi".
– R. PECTINATA (:159): Si tratta senz'altro di R. amoenolens (come nel fotocolor di pag. 153).
– R. EMETICA var, LONGIPES (:179): La tendenza attuale degli specialisti (noi siamo tra i più fermamente convinti) e quella di sinonimizzare la var. longipes con il tipo di R. emetica. Non ce dubbio che questo fotocolor (questa raccolta) sia da identificare con quello di pag.177. Poiché 1'opzione "longipes" si rifà a un’autorità indiscussa come Romagnesi 1967, la nostra osservazione, che troverà ampie giustificazioni in altra sede, ha il solo scopo di invitare fin d'ora il lettore a non impegnarsi allo stremo in questa determinazione di livello infraspecifico, che si colloca, secondo noi, tra 1'inutile e 1'impossibile.
– R. AQUOSA (:205): Il fotocolor in basso dovrebbe rappresentare R. atrorubens, al più R. fragilis. In ogni caso, non di certo R. aquosa.
– R. KROMBHOLZII var. DEPALLENS (:211): Questo fotocolor rappresenta, secondo noi, soggetti ben sviluppati di R. gracillima (vedi 1'accenno di umbone, il portamento, i colori, etc.). La determinazione e stata resa problematica da un incongruo habitat di conifera tra a mirtilli, del resto poco confacente per la stessa krombholzii. Non di meno, poiché siamo ragionevolmente convinti di questa identità (soggetti abbastanza tipici), supponiamo la presenza di qualche betulla nelle vicinanze.
– R. ATRORUBENS (:217): Possiamo dare larghe assicurazioni a chi non avesse sufficiente dimestichezza con la flora mediterranea, che questa specie, igrofita e volentieri sfagnicola, propria delle conifere subalpine, si mantiene ben lontana dall'areale delle querce sempreverdi (in vero, la stessa scheda dell'Autore ne fa testimonianza). Poiché entrambi i fotocolor riproducono esemplari di R. fragilis raccolti su lettiera di foglie di leccio, supponiamo che il determinatore si sia lasciato suggestionare dal disco nerastro su fondo rosso porpora.'("atrorubens"), che, viceversa;: è un Carattere insignificante nelle Atropurpurinae (e non solo. in questa sezione).
– R. OLIVACEOVIOLASCENS (:225): Poiché, a nostro modo di vedere, la "araba fenice olivaceoviolascens" e un sinonimo di R. atrorubens, dovremmo dedurne che il fotocolor rappresenta quest'ultima specie. In effetti 1'ipotesi e plausibile. Essendo le ragioni addotte per spiegare 1'indipendenza del taxon prive di consistenza, oltre che insufficiente garanzia per una corretta determinazione, non ci sembra questa 1'occasione migliore per cambiare parere.
– R. VIOLACEA (:231): Si tratta ancora della comunissima R. fragilis, come quella chiamata in causa a pag.215 (si confrontino in particolare gli esemplari di sinistra) e come quella rappresentata a pag.217. È dunque normale che i soggetti del fotocolor non mostrino tracce di quell'ingiallimento che è carattere chiave della vera violacea (specie rarissima, della quale non esistono, secondo noi, segnalazioni attendibili sul territorio nazionale). Ovviamente, questa discussione da per scontato 1'accettazione del senso di Romagnesi 1967 ("R. violacea Quélet ss. Romagnesi"), senso non specificato nel testo. Difatti, R. violacea e un nomen ambiguum.
– R. FUSCORUBROIDES (:244): Si tratta di R. quéletii. Se volessimo credere a una particolare robustezza, che ci sembra francamente di non rilevare, potremmo anche dire: "R. quéletii var. procera Nicolaj", in realtà semplice fenotipo di R. quéletii.
– R. FUSCORUBRA (:245): Avendo raccolto infinite volte esemplari di R. torulosa assolutamente identici a quelli del fotocolor ed essendo ben consci del fatto che le due specie sono oggetto di confusione abituale da parte di estensori di liste e cataloghi floristici (risparmiamo al lettore la citazione di esempi della letteratura), siamo fortemente dubbiosi.
– R. LEPIDICOLOR (:264): Si tratta di R. velutipes (= R. rosea Quélet ss. Romagnesi), che 1'Autore illustra correttamente anche alla pagina successiva con il nome di R. aurora (come si può constatare, la nomenclatura di questa specie sta attraversando una fase intensamente perturbata). In particolare, 1'esemplare piccolo in basso a sinistra risulta inconfondibile. Immaginiamo che 1'amico Galli dissenta da questa opinione, da noi manifestata a seguito della revisione dell'essiccato, dovuta a cause del tutto incidentali.
– R. LILACEA (:273): Si tratta di R. subazurea. Questo materiale, raccolto e fotografato nelle sugherete sarde (dove R. lilacea è vicariata, per 1'appunto da R. subazurea), si trova riprodotto anche nella Guida ai Funghi della Sardegna (vol.II:S29).
– R. INCARNATA (:279): Determinazione corretta! Non di meno, questa puntualizzazione e funzionale a quella che segue. Infatti, nella didascalia si afferma che "R. roseoaurantia Sarnari potrebbe rappresentare una varietà di R. incarnata poco più
grande, anche nelle spore, e più colorata, con gradazioni ocra arancio albicocca". Ciò costituisce una evidente misinterpretazione, poiché R. roseoaurantia e un sinonimo (nomen novum!) di R. incarnata ss. Auct. (Galli compreso). Infatti, questa sinonimia riguarda 1'omonima 'specie intesa nel senso incorrettamente stabilito da Blum, escludendo invece quello originario di Quélet 1882 (1'intestatario del taxon), nonché il senso correttamente applicato da Bresadola, Singer, J.Shaeffer (= R. velutipes; ovvero "R. aurora", nella nomenclatura adottata da Galli). Ovviamente, si tratta di nostre personali conclusioni, fondate sul riesame del protologo e sulla ricostruzione delle vicende nornenclatoriali del taxon "incarnata". e bene ricordare che altri Autori (Singer 1935 – >1986, Nicolaj 1978, Cetto 1989), chiamano questa specie R. lactea. Noi abbiamo optato per R. roseoauzantia nom. novum., rinunciando a R. incarnata (nome incorretto e ambiguo, poco inserito nel linguaggio corrente) e a R. lactea (idem).
– R. ACETOLENS (:295): Entrambi i fotocolor riproducono R. risigallina. Si tratta, per la precisione, di raccolte molto vicine alla fo. lutea, anche se questi esemplari manifestano gradazioni più propriamente albicocca. R. acetolens (= R. vitellina ss. Romagnesi) ha un portamento leggermente diverso e, soprattutto, il cappe13.o puramente giallo ("giallo cromo" o "giallo citrino", come specificato da Romagnesi 1967:582, e come ben illustrato da Marchand 1977:143).
– R. RHODELLA (:323): Il' fotocolor rappresenta un fungo assai 'diverso' dalle Rhodellinae. Si tratta infatti di R. decipiens (la tipicità di questi esemplari ci consente di essere perentori). R. zhodella e specie in tutto differente: piccola e fragile, con margine 'cannellato,' lamelle più 'pallide, gradazioni di colore differenti etc. Data la grossolanità dell’errore, viene il dubbio di uno scambio di fotocolor, ma la "vera rhodella" non siamo riusciti a trovarla altrove e R. decipiens e (questa volta correttamente) illustrata a pag.473.
– R. PURPURATA (:367): Noi abbiamo ammirazione per chi riesce a determinare le Viridantinae, poiché, personalmente, ci troviamo quasi sempre in grande difficoltà. Questo fotocolor risulta visivamente incontestabile Non di meno, R. purpurata e, secondo noi, un sinonimo della R. graveolens considerata due pagine più avanti. Dello stesso parere sono Keizer & Arnolds (Pers.,16(I):117,1995), i quali hanno ricambiato questa purpurata come forma (di colore) di R. graveolens.
Se è vero che l’unico carattere di differenziazione tra le due “specie” presunte sta nella tinta sul cappello, non sarebbe stato male evitare che il lettore potesse rimanere disorientato dinanzi a raccolte che messe a confronto, si rivelino praticamente identiche.
R. CICATRICATA (:377): In analogia del caso precedente, noi riteniamo (concordi Keizer & Arnolds 1995) che R. cicatricata sia un sinonimo di R. graveolens. Sia chiaro, che, nelle condizioni di permanente caos in cui versa la sezione Viridantinae, non si può certo fare divieto a chicchessia di assumere posizioni diverse, presentando le innumerevoli forme di colore della "xerampelina delle querce" come autonome specie. Ovviamente, non essendo questa la sede più opportuna, gli argomenti a sostegno delle nostre tesi troveranno adeguato spazio altrove (monografia di prossima pubblicazione).
– R. OLIVACEA var. PAVONINA (:381): Mentre 1'immagine superiore rappresenta molto
bene R. olivacea (non, viceversa, il fotocolor grande di pag.31, che per la fisionomia generale e 1'habitat sotto Q. pubescens, va identificata senza dubbio con R. alutacea / vinosobrunnea), la var. pavonina (Bresadola 1929) del fotocolor minore e facilmente contestabile. Difatti, il typus iconografico di Bresadola e la relativa diagnosi illustrano un fungo dal cappello violaceo e il gambo pennellato di rosa da cima a piedi. Il fotocolor in discussione mostra invece una russula corredata di cappello rosso puro e brillante e gambo bianco che non dovrebbe essere nemmeno una Olivaceinae.
– R. ALUTACEA (:383): Si tratta senz'altro di R. olivacea.
– R. SERICATULA (:395): Conosciamo R. sericatula come un fungo macroscopicamente differente, almeno nelle sue forme più tipiche e comuni. Tuttavia, trattandosi di una specie rara e trasformista, dobbiamo limitarci a registrare la non rappresentatività di questo fotocolor.
–R. PSEUDOROMELII (:413): Nessun dubbio che il fotocolor principale rappresenti R. rubroalba (esemplari più tipici di quelli illustrati alla pagina seguente). La specie sottostante ha invece la fisionomia di R. romellii.
– R. CARPINI (:421): Non essendo rilevabile nessuno dei caratteri segnaletici della specie (vivace ingiallimento, un certo portamento, variegature di colore, habitat sotto carpino, laddove noi vediamo solo foglie di faggio e di quercia), e richiesto
un grande atto di fede. Ci sentiamo di farlo per il solo fotocolor superiore.
– R. VELEN0WSKYI (:433): Gli esemplari della foto piccola sono senz'altro diversi da R. velenowskyi, ma e molto difficile stabilire di cosa si tratti.
– R. LATERIZIA (:445): Caso molto complicato, non escludendo il piccolo dettaglio che R. lateritia e un nomen dubium. Poiché chi usa oggi quest'epiteto, lo usa nel senso di Romagnesi (1967), immaginiamo che si voglia dunque intendere " R. lateritia Quél. ss. Romagnesi". Orbene, secondo noi (Sarnari 1994), il taxon di Romagnesi si identifica con R. cremeoavellanea Singer. Tuttavia, habitat di conifere a parte (ben evidenziato nel fotocolor), questi esemplari evocano soprattutto R. laeta.
– R. CUPREA (:455): Questa raccolta che si macchia di giallo bruno non può essere accettata come R. cuprea, che e specie a carne immutabile (!). Riteniamo che si tratti di R. globispora (R. maculata .var. bresadoliana,' nella nomenclatura di Romagnesi).
–R. RUTILA (:459): R. rutila non. ha mai i colori della foto. La. stessa descrizione a lato, che, come in altre circostanze, prescinde dal materiale esibito, ne fa testimonianza. Accettando che la raccolta sia davvero pepata, Si tratta di R. cuprea..
– R. VETERNOSA (:460):. R. veternosa e un fungo assai diverso, per il portamento, le lamelle più pallide, il cappello di un rosa incarnato assai monotono. L'Autore si meraviglia giustamente dell'habitat da lui riscontrato, sotto querce e castagni, allorché la letteratura indica come partner il faggio (segnaliamo un'eccezione davvero interessante riferita da Einhellinger 1985:207). Infatti, le sue raccolte dovrebbero, concernere una forma insolitamente robusta di R. cuprea.
–R. MESOSPORA (:465): R. mesospora e un sinonimo della R. lundellii rappresentata alla pagina precedente.
– R. JUNIPERINA (:470): È da escludere R. juniperina, che non presenta mai tracce di ingiallimento, a fronte del marcato viraggio degli esemplari del fotocolor. Si tratta infatti di R. maculata. Non ci si sorprenda dell'intensa saturazione del pigmento rosso, né dall'assenza delle peculiari punteggiature ruggine discolori, che possono benissimo mancare (i due caratteri sono del resto interdipendenti). Da notare che R. juniperina si caratterizza (secondo la ridescrizione di Sarnari 1988, basata sulla revisione di materiale autentico (leg. et det,. D. Ubaldi)) per: carne immutabile, odore insignificante, dermatocistidi pluri-multisettati e divertico1ati, enormi cistidi di 50-120 x (8) 10-1 7 um. Nel testo e nei disegni microscopici in esame, noi ritroviamo invece: odore di pelargonio, carne che si macchia di giallo bruno, dermatocistidi privi di setti e di diverticoli, cistidi minuscoli di "9-11 um" ("40-50 x 9-11 um" in Ubaldi 1985). Da notare che questa sequenza di caratteri errati, ripresi passo passo dalla pubblicazione originale, definisce un taxon inesistente in natura. In effetti, 1'assemblaggio di fotocolor di entità "presunte" con descrizioni e disegni microscopici ripresi dalla letteratura, laddove si tratti di taxa confusi ab origine, può contribuire alla creazione o perpetuazione di "specie fantasma".
CONCLUSIQNI: Noi vediamo quest’opera destinata a un buon successo editoriale, avendo saputo 1'Autore, come sempre, ben dosare gli ingredienti più graditi alla vasta platea dei micofili: impostazione monografica (ormai essenziale in un settore largamente inflazionato), bei fotocolor, semplificazione (in verità, spesso banalizzazione) dei problemi, spunti grafici molto gradevoli e originali, basso costo. I difetti principali si possono riassumere in una certa approssimazione con cui è stata affrontata la materia e in una serie di commentari che, quando alla ricerca dell’originalità, finiscono per rivelarsi spesso troppo pretenziosi.
Non di meno, ci sentiamo di raccomandare questa pubblicazione ai micologi dilettanti e professionisti di ogni livello, come testo di complemento (soprattutto come atlante iconografico), se non di riferimento. Si tratta di un bel libro, gradevole da sfogliare, non privo di spunti originali e, possiamo senz'altro dire, unico nel suo genere. Noi stessi abbiamo fornito un contributo attraverso il materiale fotografico dato in concessione, ma soprattutto (e in maniera per certi versi inattesa( attraverso altra forma indiretta di prestazione d'opera, con ciò alludendo alla riscoperta nei fotocolor di diversa provenienza utilizzati in questa monografia (ben 115 dei quali avuti in prestito) di molteplici raccolte da noi determinate per corrispondenza o nell'occasione di convegni micologici. Richiamando, a titolo esemplificativo, il solo caso di "R. krombholzii fo. dissidens" (p.211: foto Campo), tralasceremo di stilare una lista di queste raccolte, consci del fatto che tali citazioni non rientrino nelle spettanze del prestatore d'opera, bensì, se mai, di coloro che la richiedono..